La pirateria musicale non incide sugli acquisti di CD

Lo rivela una ricerca della Harvard Business School.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-06-2004]

Una ricerca di HBS (Harvard Business School) e dell'Università della Carolina del Nord- seguita a quella della NPD Intellect- ha confermato la tesi secondo cui l'impatto della pirateria musicale non muta gli acquisti musicali.

L'indagine è stata portata avanti osservando per diciassette settimane l'andamento delle vendite dei 600 CD più acquistati e l'1,75 milioni di download in file sharing.

Ebbene, paragonando le varie attività di file sharing nella seconda metà del 2002, si è notato che i dischi "top 25" di Billboard che hanno superato il tetto delle 600.000 copie vengono acquistati ancora di più, in maniera direttamente proporzionale ai download illegali.

Più precisamente, ogni 150 download illegali della stessa canzone, le vendite legali crescono di una copia.

Felix Oberholzer-Gee e Koleman Strumpf sostengono addirittura che da quando esistono i sistemi P2P, il numero di chi consuma musica è aumentato di molto.

Sempre a proposito della seconda metà del 2002, si è calcolato che ci vogliono almeno 5.000 download illegali per sottrarre al mercato legale la vendita di un CD e che quindi la quota di musica "rubata" può essere al massimo di 2 milioni di dischi.

Solo per la vendita di musica acquistata in meno di 36.000 copie il download influenza in negativo il mercato. RIAA (Recording Industry Association of America) ha affermato che il calo delle vendite dei CD in 4 anni (dal 2000 al 2003) è stato di 2 miliardi di dollari, ossia dai 13,2 miliardi agli 11,2.

Ancora in America, in Canada è atteso lo sbarco di Napster 2, appena arrivato in Gran Bretagna, la cui versione dedicata solo al download di brani singoli o album si chiama Napster Lite.

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