Il caso Wind e l'Adsl

Lo Stato ha impegnato fin troppe risorse in Wind che avrebbero potuto essere impiegate più utilmente per coprire l'Italia con la banda larga. Il fallimento delle politiche di destra e sinistra.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-01-2005]

Negli ultimi dieci anni in Italia si è fatto un gran parlare di privatizzazioni, di Stato fuori (o quasi) dalla gestione diretta delle imprese, di liberismo a cui facevano riferimento sia il centrodestra che il centrosinistra.

Per questa impostazione di politica economica, e per più prosaiche e concrete esigenze di cassa legate al pesante indebitamento, lo Stato è uscito da Telecom Italia, di cui controllava la maggioranza, così come oggi vuole privatizzare parzialmente la Rai.

Mentre lo Stato usciva dalle telecomunicazioni dalla porta (Telecom Italia), c'è però rientrato dalla finestra (Wind): un gestore telefonico fisso e mobile, completamente controllato dall'Enel, fondato dallo stesso ente elettrico quando ancora era interamente di proprietà dello Stato; tuttora l'Enel ha lo Stato per maggiore azionista che ne controlla le politiche e ne nomina i vertici.

A fondare Wind fu Franco Tatò, amministratore delegato dell'Enel, a parole iperliberista/liberale, addirittura presidente di un'associazione di intellettuali chiamata "Società Liberale"; in Wind l'Enel ha impegnato una cifra più vicina agli 8-9 miliardi di Euro.

Tatò ha fondato Wind con il consenso e la benevolenza dei governi di centrosinistra di Prodi, D'Alema e Amato, che si vantavano di fare le privatizzazioni e che cedevano, negli stessi anni, Telecom Italia ai privati: prima un gruppo guidato da Fiat, poi Colaninno, infine Tronchetti Provera che ha acquistato dal Tesoro l'ultimo pacchetto azionario Telecom rimasto in mano pubblica.

Lo Stato dismetteva una partecipazione in Telecom Italia, allora priva o quasi di debiti e fortemente redditizia, per impegnare i soldi in un'impresa telefonica come Wind che ancora non ha dato profitti.

Quando il governo di centrosinistra passò la mano al governo Berlusconi, molti pensarono che Wind sarebbe stata privatizzata, anche sentendo le dichiarazioni di Tremonti e del nuovo Presidente dell'Enel Scaroni. Non è stato così e finora l'Enel ha rifiutato l'offerta ufficiale fatta da una cordata di imprenditori egiziani guidata da Cesare Romiti, quella informale fatta da France Telecom, quella avanzata da Fastweb.

I miliardi di euro spesi nell'avventura di Wind, che nel frattempo ha anche acquisito Infostrada e parte di Blu che, in sostanza, sono state nazionalizzate, avrebbero potuto essere utilizzati dallo Stato per realizzare una copertura in banda larga, Adsl e fibra ottica, di tutto il Paese, evitando l'attuale situazione che vede molte comunità locali, imprese, cittadini senza l'accesso all'Internet veloce.

In pratica i nostri politici, di destra e sinistra, hanno parlato molto bene di liberismo, hanno razzolato al contrario creando una nuova impresa pubblica di Tlc e non hanno adempiuto a uno dei doveri essenziali dello Stato moderno: dare a tutti i cittadini la stessa opportunità di accesso ai più moderni strumenti di comunicazione, dare all'Italia un'infrastruttura essenziale e necessaria per reggere la competizione internazionale.

Lo Stato avrebbe dovuto fare quello che il privato non può o non vuole fare, cioè dare la banda larga a tutti, e non mettersi a vendere telefonini e traffico, cosa che può fare qualunque privato.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (2)

Nicola R.
I miei complimenti Leggi tutto
14-1-2005 18:38

il caro leader
> si vantavano di fare le privatizzazioni e che > cedevano, negli stessi anni, Telecom Italia ai > privatiLo dici come se l'impresa privata fosse un crimine o è una mia impressione? Sei anche tu della Corea del Nord?
13-1-2005 11:03

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