Se ti dai al crimine, devi avere un minimo di furbizia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-12-2018]
Lo scorso 12 dicembre cinque uomini in quattro Paesi sono stati arrestati per pirateria e un gran giurì li ha rinviati a processo: sono accusati di aver distribuito illegalmente centinaia di film e show televisivi ancora prima che fossero disponibili sui canali leciti.
Se la storia fosse tutta qui, non ci sarebbe molto da dire. Non si tratta del singolo ragazzino che scarica l'ultimo videogioco o la più recente stagione di una serie di Netflix: sono invece quattro uomini adulti che hanno cercato di costruire un business commerciando in proprietà intellettuali altrui in spregio alle leggi sul copyright.
Il bello arriva se si va un po' a fondo e si leggono i documenti con cui il Dipartimento di Giustizia ha reso noto il caso: anche se nessuno degli imputati ha ancora affrontato il processo, la loro dabbenaggine lascia intravvedere poche speranze per loro.
Ai cinque "pirati" è mancato infatti quel minimo di savoir faire indispensabile in questi casi, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell'anonimato.
Tanto per iniziare dalle basi: chi si dà al crimine non dovrebbe presentarsi col proprio vero nome. I cinque hanno intuito il concetto, ma non l'hanno afferrato per bene, e così si sono inventati degli pseudonimi praticamente identici ai loro nomi.
Sam Nhance - spiega il Dipartimento di Giustizia - si faceva chiamara Sam NhaNc3; Jitesh Jadhav, invece, si nascondeva dietro il misterioso nickname Jadhav.
L'incompetenza però non finisce qui e, anzi, dimostra di essere persino maggiore quando si considera l'aspetto finanziario della vicenda.
In un mondo in cui pressoché tutti sanno che cosa siano i Bitcoin, i cinque si facevano pagare i loro rilasci esclusivi di film e serie TV su un conto PayPal condiviso tra tutti ma intestato a uno di loro.
Non solo: lo stesso account veniva usato per pagare le spese per il server usato per condurre l'attività e veniva ricaricato con soldi provenienti dai conti bancari dei cinque complici.
Così il procuratori ha avuto gioco facilissimo nel seguire il denaro e ottenere un elenco di tutti i bonifici per la ricarica del conto fatti dai pirati per i pagamenti.
Tramite PayPal è anche stato possibile ricostruire i trasferimenti di denaro dall'account condiviso a quelli dei singoli uomini, sui quali venivano accreditate le parti del "bottino" che spettavano a ciascuno in seguito alle vendite.
La raccolta delle prove è stata semplicissima, grazie a questa gestione tutt'altro che professionale (dal punto di vista criminale, almeno) della parte economica: gli investigatori sulle tracce dei pirati hanno effettuato acquisti come parte dell'indagine e, a volte, si sono addirittura trovati a versare pagamenti sugli account dei singoli.
L'intera operazione, insomma, è stata un disastro per gli aspiranti pirati: in pratica, è come se si fossero ammanettati da soli.
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