Quando Linux fa politica

Il pinguino è solo software? O è il nuovo simbolo della sinistra rivoluzionaria?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-06-2005]

Tux su bandiera rossa

L'annuncio che il governo cubano switcherà i propri sistemi informatici da Microsoft a Linux è in realtà una non-notizia: viene troppo in ritardo rispetto ai paesi pionieri centro e sud americani, e sostanzialmente non stupisce nessuno. Semmai, ci colpisce il fatto che, fino ad oggi, le reti informatiche del dittatore Fidel siano state interamente made in Redmond.

Tuttavia, nel contesto generale, anche un fatto insignificante come questo finisce per avere la sua importanza: Brasile, Venezuela, Argentina, Germania, India, Sud Africa, Cina, Russia e Corea del sud sono soltanto alcuni dei paesi il cui governo, sotto varie forme, ha abbracciato la causa del pinguino.

E non si tratta di semplici operazioni di facciata: in tutti questi paesi la crescita annua percentuale di Linux è ampiamente in doppia cifra, mentre si ferma all'8 per cento, per esempio, in Messico, dove è al potere un governo (che peraltro si autoproclama rivoluzionario) più fedele alla causa di zio Bill.

Queste considerazioni geopolitiche rinfocolano il dibattito tra i sostenitori di Linux, da sempre divisi tra coloro che ne sostengono la natura politica e quelli che invece vedono in esso solo questioni tecniche. La crescita di Linux e del FLOSS (Free/Libre/Open Source Software) in generale, nei paesi in via di sviluppo ci impone di prendere una posizione: il pinguino è un rivoluzionario sistema di cooperazione o soltanto un sistema operativo?

Sarebbe riduttivo attribuire la scelta di questi paesi solo a considerazioni economiche di breve periodo (Linux è gratis, quindi si risparmiano un sacco di palanche).

In realtà vi sono ragioni politiche, e il caso di Cuba ne è l'esempio più lampante. Dipendere da Microsoft significa dipendere dalla potenza militare dominante, dalla politica estera aggressiva e a favore degli interessi delle multinazionali.

L'argomento è affrontato in maniera propagandistica e superficiale da Linux Insider che sostiene che la corsa al pinguino somiglia molto alla "corsa allo spazio", in cui motivi di orgoglio nazionale e propaganda politica affiancano, e spesso sopravanzano, i motivi economici.

Secondo Scott Testa, esperto di reti intranet, Linux è una facile bandiera che i paesi anti-americani, in particolare quelli socialisti, sventolano in maniera strumentale. La Cina, per esempio, è convinta che una nazione sviluppata debba avere il controllo della propria infrastruttura, di qui i forti investimenti nello sviluppo di Asianux.

La verità è difficile da far emergere, soprattutto se i protagonisti amano, come in questo caso, i toni forti. Certo, il software libero ha un'impostazione filosofica che sarebbe ipocrita definire non politica. Ma di qui a farne un vessillo del socialismo reale, ce ne corre davvero. I concetti fondamentali del FLOSS (la condivisione delle conoscenze, la piena libertà di utilizzo, modifica e distribuzione) sono difficilmente inscrivibili nelle quotidiane pratiche di oppressione, di destra o di sinistra.

In realtà, l'uso di software libero nell'amministrazione pubblica ha ragioni soprattutto economiche. Non si tratta però del risparmio immediato in licenze, ovvio e attaccabile dalle campagne tipo "get the facts", ma di economia nazionale di lungo periodo.

L'opensource richiede personale locale altamente qualificato, ma è in grado, grazie alla libera disponibilità dei sorgenti, di formare in maniera degna questa categoria di lavoratori.

Per chi sceglierà questa via, inizialmente in salita, le ricadute saranno numerose e importanti. Prima di tutto una maggiore indipendenza tecnologica dall'estero, indipendentemente da quale impero del male ci sia dall'altra parte, statunitensi, cinesi o marcabiani.

Questa indipendenza permetterà la crescita di micro-aziende locali, a cui saranno devoluti quasi tutti i soldi spesi per la personalizzazione, la manutenzione e l'adattamento del software, che invece circolerà libero e gratuito, sotto forma di conoscenza di base.

La presenza di tanti concorrenti scongiurerà il pericolo di formazione di monopoli, con indubbi vantaggi economici. Le pressioni dell'industria hardware per il turnover delle macchine saranno mediate dalla moltitudine dei programmatori opensource, per cui è prevedibile una maggiore durata dei computer.

Non è tutto: controllare, modificare, manipolare i sistemi informatici, per un paese povero, significa esercitare il diritto di fare innovazione. La ricerca tecnologica e la detenzione di conoscenze non deve essere un privilegio limitato a una minoranza danarosa di multinazionali, ma è un diritto fondamentale anche dei popoli esclusi.

Queste le motivazioni dello switch da parte di molti paesi in via di sviluppo. L'Europa, l'Italia in particolare, risponde con una legislazione su brevetti e copyright da repubblica delle banane. Segno, questo che l'atteggiamento delle autorità nei confronti dei padroni del copyright rasenta il servilismo.

Mettiamo da parte, quindi, bandiere, striscioni e molotov. Non permettiamo che Linux sia strumentalizzato dal socialismo rivoluzionario. Tuttavia, chi crede che sia solo un sistema operativo, privo di implicazioni politiche, è bene si tolga qualche fetta di prosciutto dagli occhi.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 14)

{max59}
Ritengo che una multinazionale come IBM dovrebbe dare assistenza non solo su server, ma anche su client, solo così l'assistenza sarà capillare e l'utenza non sarà solo quella professionale. Inoltre si dovrebbe consentire l'uso del codice solo a scopi civili, non anche militari, per avere un miglior... Leggi tutto
7-11-2013 10:05

Secondo me legare un colore o un partito politico a un sistema operativo è follia... Scienza e tecnica, a mio avviso, non dovrebbero essere di partito (sono cose oggettive) mentre possono benissimo esserlo tante cose che di fatto sono soggettive. Tuttavia, se linux non implica sinistra ciò non vuol dire che sinistra (o socialista più che... Leggi tutto
18-5-2012 09:15

Marino
Politica = scelta > Linux = libertà di scegliere Ricordiamoci che esistono dei vincoli (economici, spaziali e temporali) che ci obbligano a scegliere, all'interno dei nostri bisogni / desideri, se fare o non fare qualcosa. Dati questi vincoli TUTTE LE VOLTE che facciamo qualcosa (spesa al market, guardare un programma TV, installare... Leggi tutto
13-6-2005 12:35

Zavo
secondo me il punto fondamentale è che lìopen source è molto strumentalizzato da tnate persone che lo usano anche come "bandiera" della loro lotta politica. Io siceramente penso che linux non sia ne di destra ne di sinistra ma bensi un partito a se indipendente (per fortuna) dagli schemi tradizionali di politica e spero che... Leggi tutto
11-6-2005 19:50

.Ospite.
Il punto è che qui non si è parlato di "politica", ma appunto di "destra" e "sinistra"... Si dovrebbe parlare di politica di sviluppo, politica economica, politica di informatizzazione. Ma dire che LINUX E' DI SINISTRA è da cottolengo.
11-6-2005 17:18

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