BSA ci riprova

La nuova campagna contro la duplicazione abusiva del software appare di mite impatto rispetto alla campagna 2000. Ma la sostanza non cambia: per BSA, copiare software equivale a commettere reato.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2001]

Lo spot televisivo ideato da BSA per la campagna 2000 contro la duplicazione abusiva del software era di notevole impatto psicologico: un distinto signore, presumibilmente imprenditore, veniva "gettato" in galera per avere duplicato software illecitamente. Tuttavia il messaggio comunicato era falso: duplicare software non è, di per sè, sempre e comunque reato; inoltre, non è affatto detto che un cittadino reo di avere copiato illecitamente software venga arrestato e incarcerato senza fruire delle tutele offerte a tutti dalla legge.

Per tali motivi, il Garante per la Pubblicità dichiarò ingannevole lo spot e ne ordinò il ritiro.

Ma ora BSA, nella campagna 2001, ripropone i medesimi contenuti: le differenze rispetto all'edizione passata sono solo apparenti.

Il nuovo spot radiofonico propone un dialogo tra due voci maschili col sottofondo dei rumori di un bar: "Mi duplichi questo nuovo programma?" "Hai la licenza?" "No." "E allora copiatelo tu." "Dai, che ti costa?" "Ho detto di no!". L'atteggiamento facilone di chi ritiene la duplicazione del software cosa normale e comunque lecita è contrapposto al comportamento rigoroso di chi, pur di rispettare la legge, nega un favore a un amico.

Una visione del mondo un po' ingenua, forse, e comunque distorta: il cenno alla licenza che compare nel dialogo non chiarisce di quale tipo di licenza si tratti e sottointende che un software coperto da licenza non possa mai essere duplicato. Falso: nella realtà dei fatti, praticamente tutto il software è sottoposto a condizioni di licenza, ma queste possono avere contenuti differenti; si va dall'EULA di Microsoft, molto restrittivo, alla GPL GNU, estremamente libera.

Windows è sottoposto all'EULA, che ne vieta la duplicazione; Linux, invece, grazie alla GPL, è liberamente copiabile e distribuibile. Sempre di licenza si tratta, eppure tra i due casi c'è una bella differenza, della quale non si trova traccia nello spot.

Sottointendere che il "nuovo programma" a cui fa riferimento la prima voce rientri tra quelli la cui licenza vieta di duplicare è comodo e, al tempo stesso, tenenzioso, tanto più che lo spot è concluso da una suadente voce femminile che avverte: duplicare software può costare anni di galera. Il solito slogan.

Leggi la seconda parte - Una campagna scorretta

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