Il consumo delle risorse è troppo veloce. E intanto il numero dei vertebrati si dimezza.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-09-2014]
È allarmante (com'era prevedibile) l'edizione 2014 del Living Planet Report stilato dal WWF.
Primo motivo d'allarme, secondo l'associazione, è il calo drastico del numero di vertebrati che si è registrato negli ultimi 40 anni: «il Living Planet Index, che misura più di 10.000 popolazioni rappresentative di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci, è calato del 52% dal 1970» si legge nel rapporto.
«La nostra è una chiamata urgente all'azione, non possiamo più aspettare» sostiene Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia. «La biodiversità è una parte cruciale del sistema che sostiene la vita sulla Terra oltre che il barometro di quello che stiamo facendo alla Terra, la nostra unica casa. Abbiamo la necessità urgente di agire in tutti i settori della società per costruire un futuro più sostenibile».
Il secondo motivo riguarda invece l'«impronta ecologica» legata allo stile di vita: viviamo «come se avessimo più di una sola Terra a disposizione», in pratica consumando le risorse più velocemente di quanto il pianeta riesca a produrne di nuove.
Nella fattispecie, il WWF ha calcolato che se tutti adottassero lo stile di vita attuale di un cittadino europeo (lo stesso valore si applica anche considerando la sola Italia) servirebbero 2,6 pianeti. Le media globale, invece, si attesta a 1,5 pianeti, come nel 2010.
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All'interno della UE, gli Stati che si distinguono in negativo sono la Danimarca e il Belgio (4,3 pianeti), seguiti da Svezia (3,7 pianeti), Olanda (3,6 pianeti) e Irlanda (3,2 pianeti).
La metà esatta dell'impronta ecologica europea calcolata dal WWF è attribuita alle emissioni di anidride carbonica - un imputato che non può mancare in alcun rapporto ambientalista che si rispetti - derivate dalla combustione di petrolio, carbone e gas naturale.
Secondo il WWF le occasioni di agire non mancano: la prima è il Consiglio Europeo fissato per i prossimi 23 e 24 ottobre e che tratterà delle politiche relative a clima ed energia all'interno dell'Unione sino al 2030; poi c'è la Conferenza sui Cambiamenti Climatici, fissata dall'ONU per dicembre a Lima, in Perù; infine c'è la Conferenza di Parigi nel 20125.
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