Dieci anni fa la CIE sarebbe stata un affare semplificando molte procedure amministrative; oggi è solo l'ennesima tessera magnetica che nasce male, tra sforzi e difficoltà.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-11-2007]
E' stato pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 229 della Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale 8 Novembre 2007 che detta le regole tecniche per il rilascio della carta d'identità elettronica, dopo un iter gestionale durato più di una decina d'anni; peccato che nel frattempo già molti Comuni e perfino alcune Regioni abbiano provveduto autonomamente alla regolamentazione e all'emissione del documento tutt'altro che a costo zero, cioè sui 40 euro comprese le foto.
Non che d'ora in avanti si sborserà granché meno: si parla infatti di un costo di emissione di 20 euro oltre ai bolli e ai diritti di segreteria per circa 5,5 euro; evidentemente l'ondata di liberalizzazione del ministro Bersani non è riuscita a scalfire questo ennesimo incomprensibile balzello che grava sulla schiena di tutti quei cittadini che si rivolgono alla pubblica amministrazione per riceverne le prestazioni alle quali hanno diritto.
Si comprendono perciò assai poco i toni trionfalistici di Nicolais, ministro per la Riforma della Pubblica Aministrazione, che non molto tempo addietro presentò la carta come "mezzo di accesso alle banche dati" e "destinata a sostituire la Tessera Sanitaria, il Codice Fiscale, la Patente di guida e magari il Certificato Elettorale"; infatti meglio sarebbe stato se, nell'ambito delle riforme, si fosse provveduto a contenere il costo di emissione ai livelli attuali, che non dovrebbero superare l'ammontare dei cosiddetti "diritti di segreteria" oltre al costo materiale del supporto cartaceo.
Così mentre gli uffici continuano a gestire tonnellate di carta molto più che negli anni precedenti (la modulistica elettronica è pressoché inesistente mentre gli archivi materiali continuano a crescere a dismisura) la cosiddetta "informatizzazione dei servizi" non è mai decollata e noi oltre a bancomat e carte di credito siamo costratti a girare con le tasche piene di altre schede perché ogni ufficio ritiene che mantenere il database dei propri (dis)amministrati sia assai più importante che l'erogazione dei servizi in sè.
Mentre aboliamo il segreto bancario, non siamo capaci di ricondurre a un unico chip la gestione e lo stoccaggio dei dati personali, da instradare a seconda della specializzazione dei terminali e non mediante la parcellizzazione delle tessere di accesso ai terminali stessi; e i motivi politici di fondo che determinano questa non-scelta sono di tutta evidenza.
Quanto alla gestione dell'Internet di casa nostra, meglio stendere un velo pietoso perchè qui si va anche peggio. La dimostrazione? Eccola. Il riferimento alla specifica pagina della Gazzetta Ufficiale (e nulla vi dovrebbe essere di maggior dominio pubblico e più facilmente accessibile dal web delle pubblicazioni di leggi e sentenze), è questo.
O per meglio dire, dovrebbe esserlo, perché in effetti il link in questione risulta espressamente bloccato, non si comprende bene per quale motivo visto che è comunque accessibile sottoponendosi alla trafila del motore di ricerca interno. In definitiva, un microscopico esempio di malaburocrazia, ma indicatore significativo di come viene ancora vista e gestita la notizia indirizzata alla comunità.
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