Il Commissario Europeo McCreevy propone di estendere il diritto d'autore per gli interpreti da 50 a 95 anni, allineando così Europa e Stati Uniti. Lo scopo - dice - è di garantire una pensione agli artisti meno conosciuti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-02-2008]
Complice un Commissario europeo al Mercato Interno appassionato di musica prodotta tra gli anni '50 e '60, l'Europa si appresta ad allinearsi agli Stati Uniti in materia di copyright, estendendone la durata per gli "artisti che suonano e cantano".
Il Commissario in questione si chiama Charlie McCreevy e, cullato dalle note di cinquant'anni fa, si è chiesto: perché mai un compositore gode dei diritti sulle proprie opere fino alla morte (nonché per 70 anni dopo) e un interprete deve accontentarsi di soli cinquant'anni di royalty dal momento della performance, un periodo spesso inferiore alla durata della sua stessa vita?
Combattendo dunque per quello che definisce "un diritto morale", McCreevy propone di portare a 95 anni la durata del copyright per i performer, finora considerati "i cugini poveri del business musicale".
"Qui non si parla di artisti noti come Cliff Richard o Charles Aznavour" , ma "dei migliaia di musicisti di sessione anonimi, gente che ha contribuito alle registrazioni alla fine degli anni '50 e negli anni '60. Non otterranno più le royalty, che però sono spesso la loro sola pensione".
D'altra parte, a chi vanno la maggior gratitudine e il maggior affetto degli ascoltatori di musica, continua a chiedersi McCreevy: a chi ha scritto una canzone o a chi l'ha cantata, facendola conoscere e amare grazie alla propria interpretazione?
A chi poi si preoccupasse di un ulteriore aumento dei prezzi in seguito a un'eventuale approvazione della proposta, il Commissario risponde che non c'è da preoccuparsi: dopotutto già ora i Cd con incisioni non protette dal diritto d'autore costano come quelle protette, quindi per chi acquista non ci saranno cambiamenti. Sicuramente non in meglio, ma per una volta pare nemmeno in peggio.
Inoltre, il provvedimento obbligherà le case discografiche ad attivare un fondo che riservi almeno il 20% di quanto raccolto durante il periodo dell'estensione a beneficio degli artisti - specialmente, va da sé, per quelli meno noti, la cui pensione sta tanto a cuore a McCreevy.
Ecco quindi che, se l'Europa accetterà la proposta, si passerà da un regime in cui il copyright dura meno della vita dell'artista a uno in cui il copyright dura ben più della vita dell'artista, come è giusto che sia: perché devono essere solo i compositori a perseguitarci con balzelli anche dopo la morte?
Le cause discografiche, non molto sorprendendemente, applaudono. Il presidente di Emi U.K., per esempio, fa sapere: "Diamo il benvenuto alla proposta di oggi del Commissario McCreevy. Se verranno attuati, questi provvedimenti saranno eccellenti per migliaia di nuovi artisti, molti dei quali si affidano ai proventi delle incisioni per la loro sicurezza finanziaria a lungo termine".
Il presidente di Ifpi, invece, va anche oltre e saluta la proposta come una difesa del "diritto alla creatività", che permetterà all'Europa di gareggiare nell'arte "sullo stesso piano dei suoi partner internazionali".
Di fronte a tanta attenzione per la cultura e la creatività, le obiezioni di chi ritiene meramente assistenzialistiche le intenzioni del provvedimento (che avrà effetto naturalmente anche sui musicisti famosi, non solo su quelli sconosciuti) e di chi fa notare che le regole del gioco erano chiare per chi negli anni '50 avesse deciso di intraprendere quella carriera, non possono che sciogliersi come neve al sole.
Esiste infine una seconda proposta, sfortunatamente non dettagliata e precisa quanto la prima, sempre avanzata dal Commissario al Mercato Interno che parla di mettere mano all'equo compenso, la curiosa tassa per la quale comprando un Cd si passa automaticamente per pirati. Non che il progetto di fondo sia abolire il balzello: per ora ci si chiede solo che senso abbia.
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