I loro post non saranno controllati né censurati.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-09-2019]
Sappiamo ormai bene che Facebook, nel tentativo di impedire il proliferare dei cosiddetti «discorsi d'odio», vigila attentamente sul rispetto delle linee guida interne, oscurando i post che non le rispettano e arrivando a oscurare le pagine accusate di istigare all'odio.
Il social network prende tanto sul serio il proprio compito di guardiano che si prepara a istituire una sorta di Corte Suprema addetta a vagliare i casi più difficili, soppesando le esigenze della libertà d'espressone e confrontandole con il pericolo di diffondere fake news.
Tutto ciò vale però soltanto per i comuni utenti: chi si occupa di politica gode di una corsia preferenziale che gli consente di esprimere il proprio pensiero praticamente senza filtri.
A rivelare l'esistenza di queste eccezioni è stato Nick Clegg, ex vice primo ministro britannico e attuale alto dirigente di Facebook.
«Se qualcuno fa un'affermazione o condivide un post che viola gli standard della comunità» - ha scritto - «lo permettermo se crediamo che il pubblico interesse sia superiore al danno che potrebbe derivarne. D'ora in avanti tratteremo i discorsi dei politici come contenuti che fanno notizia e che dovrebbero, come regola generale, essere visti e ascoltati».
Facebook apre insomma ufficialmente all'era delle due velocità, con i contenuti dei comuni mortali che vengono scrutinati ed eventualmente cassati e quelli dei VIP che invece possono passare il vaglio della censura quasi automaticamente, a parte un poche eccezioni.
Tali eccezioni riguardano innanzitutto gli spot (le pubblicità devono tutte conformarsi alle linee guida) e i discorsi «che incitano all'odio». «Il limite» - spiega Clegg - «si raggiunge quando un discorso può condurre a violenza e a far del male nel mondo reale».
Come si può vedere, quest'ultima è una distinzione che lascia a chi deve decidere un ampio margine di discrezionalità, essendo difficile capire che cosa possa portare a un vero atto di violenza piuttosto che limitarsi a solleticare gli istinti dei leoni da tastiera.
Lo stesso si può dire per la definizione di «politico», che non viene esplicitata da Clegg: non è chiaro per esempio se riguardi soltanto gli eletti a qualche carica pubblica o includa anche quei movimenti e partiti che magari non hanno una rappresentanza nei Parlamenti.
Clegg giustifica la decisione di lasciar parlare i politici a ruota libera spiegando che non trova giusto che un'azienda privata limiti il dibattito, poiché «nelle democrazie, chi vota dovrebbe poter giudicare i politici da ciò che loro stessi dicono».
«Siamo campioni della libertà di parola» - conclude Clegg - «e la difendiamo di fronte a tutti i tentativi di limitarla. Censurare o soffocare il dibattito politico sarebbe in contrasto con la nostra natura».
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