La navigazione ''privata'' non è poi così privata.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-06-2020]
Non è la prima volta che lo ricordiamo: la cosiddetta "modalità Incognito" (o privata) che molti browser offrono non serve a proteggersi dal tracciamento nel web; ciò che fa è non conservare nel computer usato informazioni sulla navigazione.
Chi vuole davvero puntare all'anonimato si dovrà dotare invece di altri strumenti, come una buona Vpn e Tor Browser.
A riconferma del fatto che la modalità Incognito non è fatta per proteggere l'identità di chi naviga nel web arriva ora una causa intentata contro Google in California, a San José.
Secondo le carte depositate in tribunale, Google raccogli dati attraverso i propri servizi Analytics, Ad Manager e altri ancora, compresi plug-in per siti web e app per smartphone, indipendentemente da fatto che l'utente clicchi su una pubblicità servita da Google oppure no.
In questo modo - si legge - Google è in grado di stilare un profilo piuttosto preciso che spazia dagli interessi privati dell'utente ai suoi amici, dai suoi cibi preferiti ai suoi hobby, dalle abitudini d'acquisto alle attività «più intime e potenzialmente imbarazzanti» che si possano svolgere nel web.
La causa - avviata dallo studio legale Boies Schiller & Flexner in rappresentanza di tre privati - è stata presentata come class action e mira a raccogliere l'adesione di «milioni di utenti di Google» che abbiano navigato con la modalità Incognito attiva dal 1 giugno 2016 a oggi.
Le richieste ammontano a 5 miliardi di dollari e almeno 5.000 dollari per ogni partecipante alla class action come risarcimento danni, in base alle leggi federali e a quelle specifiche della California in materia di intercettazioni.
Google ha già risposto per bocca di un proprio portavoce affermando: «Come spieghiamo chiaramente ogni volta che si pare una scheda in Incognito, i siti possono raccogliere informazioni circa l'attivita di navigazione».
Insomma, se gli utenti si prendessero la briga di leggere le scritte che appaiono a schermo, capirebbero che non hanno nulla di cui lamentarsi. Ciò, almeno, è quanto sostiene Google: bisognerà vedere se il giudice sarà dello stesso parere.
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