Si moltiplicano gli episodi di utilizzo improprio dei dati personali raccolti, come pure è in aumento la burocrazia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-09-2007]
Le problematiche relative alla tutela dei dati personali e sensibili stanno diventando un tema all'ordine del giorno, soprattutto in considerazione del fatto che le tecnologie informatiche che vengono utilizzate per il reperimento, la conservazione e la consultazione dei dati sono in continua evoluzione.
Se da una parte la normativa vigente in Italia è molto specifica e ben regolamentata, grazie alla legge 196/2003, dall'altra l'aumento della burocrazia necessaria per acconsentire al trattamento dei propri dati viene vissuta dai più come un'inutile perdita di tempo, e c'è chi auspica persino che quest'ultima possa essere definitivamente cancellata.
Mentre il Garante per la Privacy si adopera affinché, almeno sulla carta, i diritti dei cittadini non vengano calpestati per favorire gli interessi delle moderne oligarchie (si veda il comunicato del 24 settembre), l'attenzione del cittadino comune si focalizza soprattutto sugli scopi che possono spingere gli incaricati del trattamento alla consultazione dei dati contenuti negli archivi informatici.
Benjamin Robinson è accusato di abuso d'ufficio per essersi servito del TECS allo scopo di tracciare gli spostamenti della sua ex-fidanzata e della sua famiglia; pare che, a seguito della separazione non propriamente idilliaca, egli avesse ripetutamente minacciato l'ex fidanzata di pesanti ritorsioni.
Se il gran giurì di San Jose lo riconoscerà colpevole delle imputazioni a suo carico, Benjamin Robinson rischia una pena che può variare da un minimo di una sanzione pari a 500.000 dollari a un massimo di 10 anni di reclusione.
La California può sembrare molto lontana da qui, e la legislazione che regolamenta il trattamento dei dati personali è sostanzialmente diversa dalla nostra, ma i sentimenti e le emozioni che possono scatenare determinate reazioni sono comuni ovunque.
E' ora di cominciare a chiedersi seriamente perché sia necessario firmare il consenso per il trattamento dei dati personali a ogni piè sospinto, ma soprattutto è il caso di smettere di considerare l'autografo sul modulo un mero atto burocratico apposto su inutili scartoffie.
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