C'è un patto tra le Telecom europee?

Telecom Italia ha ceduto le sue attività in Francia, France Telecom vuole ritirarsi da Wind, British Telecom si è disimpegnata da Blu... Che ci sia un patto di non belligeranza tra le Telecom europee?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-03-2002]

Il caso Blu nasce dalla volontà di uno dei soci principali, British Telecom, di chiudere questa esperienza italiana e la presenza di BT in Albacom verrebbe ridimensionata da un'eventuale fusione di questa con Atlanet ed Edisontel, società telefoniche del Gruppo Fiat.

BT decide di uscire dall'Italia, ma la stessa cosa vorrebbe fare France Telecom, adducendo motivi di divergenza strategica con il partner Enel per cedere la propria quota in Wind, già ridotta dopo che l'onere per l'acquisto di Infostrada era ricaduto interamente sull'Enel.

Il motivo della divergenza sarebbe che France Telecom non condivide la strategia multiutility dell'Enel come se questa non fosse all'origine dello stesso impegno Enel nelle Tlc; in realtà solo da motivi di divergenza sulle strategie si può fondare l'obbligo dell'Enel di rilevare la quota del socio francese.

In realtà l'Enel non vorrebbe investire nell'acquisto della quota francese tutto il ricavato della vendita delle centrali elettriche, mentre i francesi con questi soldi ridurrebbero l'indebitamento di FT. I francesi vogliono lasciare l'Italia telefonica, mentre gli italiani di Telecom Italia hanno deciso già di lasciare la Francia, uscendo da Boygues in cui avevano speso tanto per entrare (e pesare), così come Telecom Italia ha deciso di uscire dal mercato spagnolo della telefonia mobile dove controllava il terzo gestore.

Telecom Italia esce dal mercato spagnolo e Telefonica sembrerebbe non credere più nel progetto di Ipse2000, il consorzio che ha acquisito la licenza per l'Umts, e che si troverebbe a corto di soldi e strategie.

Le Telecom europee, spesso alle prese con i problemi dell'indebitamento legato alle gare per l'Umts, appesantite da strutture nate in pieno monopolio, insediate dalla concorrenza forte nei servizi innovativi, rientrano nei propri confini nazionali, rinunciano a portare la guerra alle proprie "cugine", quasi ci fosse un patto non scritto di non belligeranza.

Ognuno a casa sua, senza creare problemi agli altri: sarebbe bello che, per esempio, l'Antitrust europeo, molto attento ai rischi delle concentrazioni, indagasse sull'esistenza di un "cartello" di questo tipo, che di fatto riduce la concorrenza.

Non ci sarebbe da meravigliarsi: siamo in piena globalizzazione e questo concretamente significa che spesso sono le stesse banche, gli stessi fondi europei e americani, a essere gli stessi maggiori azionisti delle principali compagnie telefoniche; hanno infatti un interesse oggettivo a non creare un mercato troppo libero e senza confini.

Tutto ciò avviene in un momento in cui l'economia americana è in crisi e quella giapponese in una crisi gravissima: quindi, difficilmente le compagnie telefoniche non europee entreranno nel vecchio continente.

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Pier Luigi Tolardo

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