Ron Sommer, il potente boss di Deutsche Telekom, ha dovuto lasciare la guida del colosso telefonico germanico. Differenze e analogie tra l'ex monopolista tedesco e Telecom Italia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-07-2002]
Ron Sommer, il potente capo di Deutsche Telekom ha dovuto lasciare la carica di amministratore delegato: il Governo tedesco, alla vigilia delle elezioni, non ha voluto rischiare di perdere il voto di centinaia di migliaia di risparmiatori tedeschi arrabbiatissimi per la forte perdita di valore del titolo, addebitata alla gestione di Sommer.
Molti ricorderanno come Sommer abbia stretto un accordo con Franco Bernabè, allora amministratore delegato di Telecom Italia, per sposare Deutsche Telekom con la sua corrispettiva italiana. Il matrimonio non andò in porto per il veto posto dal Governo italiano che si giovò della cosidetta "golden share" ed il veto della politica italiana, in quel caso unita dalla Lega ad An fino a Rifondazione Comunista, aprì le porte all'Opa di Roberto Colannino, che due anni dopo vendette Telecom Italia alla Pirelli di Tronchetti Provera.
Nel 1999 Telecom Italia non era ancora indebitata come adesso: la maggior parte dei debiti, infatti, sono un retaggio dell'Opa e delle acquisizioni fatte da Colaninno ma anche Deutsche Telekom aveva molti meno debiti. Allora Sommer non aveva ancora acquistato per 33 miliardi di euro (dei 63 complessivi di indebitamento) l'americana Voicestream che oggi, con la crisi della Borsa americana, ne vale molto meno.
Telecom Italia (e prima ancora Sip) è sempre stata un'azienda con status privato, con tutti i difetti di un monopolista; controllata dall'Iri, ma con i conti in ordine, come deve essere in una società per azioni: è per questo che l'indebitamento di Telecom Italia è decisamente inferiore rispetto a DT. In questo senso, forse, Italia batte Germania 1-0 (se è lecito esprimersi in termini calcistici). Ma la partita non è finita.
Deutsche Telekom e Telecom si assomigliano, purtroppo, nella megalomania di manager che hanno acquisito pagando troppo, come ha fatto Sommer in Usa e nella stessa Italia, dove è dovuto uscire da Wind divorziando da France Telecom, oppure come Colaninno che si è impegnato in Paesi a rischio come Argentina, e in operazioni poco chiare come in Serbia o in Brasile.
Un tratto comune sono i superstipendi e le superliquidazioni di Colaninno, di Sommer e del resto del management, che pesano sui debiti e che non si giustificano di fronte a performance non brillanti.
Telecom Italia e Deutsche Telekom tornano a differenziarsi nel diverso ruolo che ha lo Stato nei loro confronti: in Telecom Italia il Tesoro possiede solo una quota intorno al 3% e il nuovo Dpef prevede che lo Stato la ceda, mentre lo Stato tedesco è ancora il maggiore azionista, con il 44%, di DT. Diverso anche il rapporto con il mercato: Telecom Italia è controllata di fatto da Pirelli mentre DT è la maggiore public company tedesca.
In DT il sindacato dei dipendenti nomina 10 componenti del Comitato di sorveglianza, che in base alla legge sulla cogestione, controlla e dà gli indirizzi al consiglio d'amministrazione mentre in Telecom Italia la maggioranza dei dipendenti ha ceduto le azioni che la privatizzazione aveva loro riservato (circa il 10%) ed i sindacati non hanno nessun controllo sulle scelte strategiche dell'azienda.
Da questo punto di vista la Germania, aldilà del fatto che può essere governata da socialdemocratici o democristiani, è un esempio di democrazia economica; in Italia il potere nella maggiore azienda del Paese (forse più di Fiat) è dei soliti "noti". In questo momento la situazione di Telecom Italia è più tranquilla sul piano finanziario di DT, ma sul piano industriale?
Deutsche Telekom con la sua T-onLine è leader sul mercato Internet con una diffusione decisamente maggiore dei collegamenti che in Italia, dove Telecom Italia deve dividere il primato con Wind ed è tallonata da Tiscali. Quando Bernabè voleva sposare Ti con Dt, Tim era leader in Europa per la telefonia mobile mentre i tedeschi erano ancora lontani dai livelli di diffusione italiani del cellulare mentre oggi i tedeschi ci hanno superato.
Una volta che il successore di Sommer avrà messo a posto i conti, non è detto che l'Italia non debba ancora confrontarsi con la telefonia tedesca e le sue potenzialità di mercato, la Germania e tutto l'Est europeo, ben più promettenti delle nostre.
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