L'accordo con gli editori è stato giudicato non ragionevole.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-03-2011]
"La creazione di una biblioteca digitale universale porterebbe benefici a molti" ma i passi fin qui compiuti per realizzarla non vanno bene.
È questa l'opinione del giudice Denny Chin, chiamato a giudicare l'accordo concluso tra gli editori e Google per la digitalizzazione dei libri e la creazione del servizio Google Books.
All'interno di Google Books trovano posto i libri sui quali i diritti sono scaduti, quelli "orfani" (ossia quelli di cui non è possibile rintracciare i detentori dei diritti) e quelli fuori catalogo.
Per poter procedere indisturbata Google aveva sottoscritto con gli editori americani un accordo del valore di 125 milioni di dollari, a titolo di compenso per le case editrici.
Se qualcuno avesse ritrovato una propria opera all'interno di Google Books e fosse contrario a tale presenza non avrebbe dovuto far altro che segnalarlo, e il libro in questione sarebbe stato rimosso.
Tutto ciò non è però andato giù ai possibili concorrenti - Amazon e Microsoft in testa, ma anche la Germania e l'Unione Europea - e da questa opposizione è nato il contenzioso giunto ora alla conclusione.
Secondo il giudice Chin i vantaggi della biblioteca universale si scontrano - perdendo - con i risvolti negativi di quello che sarebbe un "monopolio de facto" garantito da un accordo che non pare "giusto, adeguato né ragionevole".
In particolare, l'accordo garantisce a Google un accesso esclusivo ai libri orfani, impedendo ad altri di creare un servizio concorrente.
Inoltre il giudice ha ribaltato la questione della presenza di opere senza il consenso dell'autore: è Google che deve chiedere prima il permesso, e non l'autore "offeso" che può domandare la rimozione.
A questo punto le strade sono due: continuare lo scontro in aula o cercare di stipulare un nuovo accordo; questa seconda possibilità pare maggiormente gradita anche al giudice Chin.
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