La tassa europea sulle transazioni digitali non è ancora entrata in vigore ma già iniziano i litigi: i siti non comunitari dovranno pagare l'imposta sul valore aggiunto all'Unione Europea. AOL non ci sta, Freeserve reagisce.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-10-2002]
Dal prossimo luglio i siti non comunitari che vendono beni e servizi in formato digitale dovranno versare l'IVA all'Unione Europea se il cliente proviene da uno dei 15 paesi membri. Questo provvedimento ridurrà probabilmente lo svantaggio competitivo dei siti europei. Gli USA parlano invece di discriminazione.
Attualmente la normativa d'oltreoceano sull'e-commerce non prevede infatti alcuna tassazione sulle vendite da parte di società americane di prodotti distribuiti per via digitale, che vengono inviati direttamente via Internet senza imposte aggiuntive al computer dell'acquirente, anche se questo si trova in un Paese UE.
Per venire dalla teoria alla pratica: troviamo il colosso americano AOL si rifiuta di pagare la tassa europea (VAT appunto: tassa sul valore aggiunto) di centinaia di milioni di sterline e Freeserve.com (il più importante provider del Regno Unito) innesca una lite legale. Secondo Freeserve infatti AOL non può essere esentata dal pagamento, poiché è una società straniera.
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