10 acquisizioni fallite che avrebbero cambiato la storia dell'informatica.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-09-2015]
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10 acquisizioni fallite che avrebbero cambiato la storia dell'informatica
Di Steve Jobs si possono dire tante cose, ma non si può negare che abbia sempre cercato di anticiparle le tendenze degli utenti e, se possibile, guidarle per dar loro la forma che egli più riteneva adatta alla sua azienda.
Così, a un certo punto decise di comprare Dropbox: aveva intuito che lo spazio di archiviazione remoto sarebbe diventato un affare importante e voleva assicurarsi un'azienda al tempo tutto sommato piccola ma con la tecnologia necessaria già pronta.
Drew Huston, CEO di Dropbox, rispose semplicemente che non aveva intenzione di vendere la propria azienda. Jobs, non certo famoso per il suo carattere accomodante, commentò allora che Dropbox non era nemmeno un'azienda, ma soltanto una «feature».
Nacque così iCloud, che negli anni a venire avrebbe dovuto affrontare gli imbarazzi che ben conosciamo. Nel frattempo, Dropbox è diventata una realtà da 10 miliardi di dollari.
Gli interessi di Apple, si sa, sono molti e vari. Nella sua lunga storia di acquisizioni, che riguarda per lo più piccole azienda, c'è spazio anche per un tentativo di fusione con Tesla Motors, l'azienda di Elon Musk che produce auto elettriche.
Nel 2014 Musk stesso si incontrò con Adrian Perica, dirigente di Apple: Musk stesso confermò poi che l'esistenza di un incontro con l'azienda di Cupertino, pur rifiutandosi di specificare la persona con cui parlò.
Musk precisò anche che l'ipotesi di un'acqusizione di Tesla da parte di Apple era «estremamente improbabile», e infatti ancora adesso le due aziende sono separate. Tuttavia, le recenti indiscrezioni circa l'intenzione di Apple di sviluppare un'auto elettrica hanno fatto rispuntare le voci di fusione.
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Nel 2006, Facebook non era quel gigante che è oggi: era una startup in crescita che attirava l'interesse di molti per le potenzialità che mostrava.
Tra questi c'era Yahoo che si spinse fino a offrire 1 miliardo di dollari per l'acquisto, cifra che Mark Zuckerberg pareva considerare adeguata.
Se oggi Zuckerberg è ancora il CEO di Facebook anziché essere un dirigente di Yahoo la responsabilità è di Terry Semel, che nel 2006 era amministratore delegato della seconda: all'ultimo momento abbassò l'offerta a 850 milioni di dollari, e Zuckerberg rifiutò.
Com'è andata lo sanno tutti: Facebook ha continuato a crescere a un ritmo vertiginoso, arrivando oggi a valere 250 miliardi di dollari.
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