L'Open Source non è un'isola per idealisti, ma un sistema vincente. Un approccio evoluzionistico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-09-2003]
Non mi interessa qui esaminare i valori fondanti dell'Open Source, la sua filosofia di fondo ed i motivi etici che dovrebbero spingerci ad adottarlo, diffonderlo e sostenerlo. Né è opportuno rimarcare le differenze tra l'Open Source ed il Free Software. Basterà ricordare che il concetto del sorgente aperto, liberamente consultabile, modificabile e distribuibile, comprende anche la più radicale e restrittiva licenza GPL (General Public License), emanazione della Free Software Foundation.
La mia preoccupazione è, per il momento, cercare i motivi che rendono questo un sistema vincente. L'apertura dei codici li rende esaminabili ed implementabili da chiunque, rovesciando lo schieramento delle forze in campo. Da un lato potremmo avere un colosso (uno a caso), con alle dipendenze un esercito di programmatori, bravi, ben pagati e motivati. Dall'altro, semplicemente, il resto del mondo.
Con ben altro rigore matematico, questa teoria, non nuova, è ottimamente esposta nell'articolo "La GPL come strategia evolutiva", di David Rysdam, riportato nella traduzione di Andrea Glorioso qui, qui, oppure qui in originale.
Nella simulazione, avremo scontri multipli tra softwares con diversa licenza, fotografando ciò che avviene nella realtà quando un utilizzatore si trova a scegliere tra due programmi di diversa impostazione. Nello scontro, ha poca importanza chi si aggiudica l'appalto specifico (quando sono pari, oggi vince Tizio e domani vincerà Caio), mentre assume valore notevole la capacità del software di migliorarsi dopo ogni scontro. Quando un programma incontra un un software aperto, potrà copiarlo ed adattare il proprio, mentre se ne incontra uno chiuso, non potrà migliorare.
Iniziamo a far funzionare il modello: non è difficile prevedere la rapida scomparsa dei programmi O, divorati dai programmi T (il software chiuso T potrà copiare il sorgente del software O, e non viceversa) e da quelli G (che si comportano come quelli chiusi con chi non aderisce alla loro licenza), mentre si risolveranno in pareggio gli scontri tra T e G (nessuno può copiare l'altro).
Senza gli O, la guerra prosegue solo tra T e G, il cui scontro è molto più interessante. Cito: "Né T né G guadagneranno alcunché l'uno dall'altro, ma i G sopravanzeranno i T perché i G cooperano tra di loro mentre i T non lo fanno. Alla fine i T si estingueranno e tutti i programmi nell'universo (simulato) seguiranno una strategia di tipo G."
Ovviamente, non stiamo considerando vari elementi di attrito che modificano il funzionamento di questo modello. Per esempio, cosa succede se, in uno scontro tra T e G, T si impossessa fraudolentemente del codice di G, tanto non è tenuto a mostrare i propri sorgenti? Oppure se, grazie a pressioni lobbistiche, T riesce a far approvare, in tutti i paesi commercialmente interessanti, una legge tipo l'EUCD, che permette di proteggere legalmente non solo il programma, ma anche una delle sue funzioni? Oppure ancora se, in virtù di un accordo di cartello con i produttori hardware, la quasi totalità dei PC viene venduta con un programma T precaricato a pagamento (qualsiasi riferimento a fatti e personaggi reali è non casuale)?
Domande lecite (ad una parte delle quali risponde lo stesso Rysdam nel testo citato), la cui risposta va valutata nel lungo periodo. Se è vero quello che quest'articolo vuole dimostrare, la prevalenza della licenza G è un'altra delle tendenze irreversibili, che possono essere ritardate, ma non sconfitte.
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