Continuare a rimpicciolire i transistor non è più possibile: i produttori di CPU devono battere altre strade.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-07-2016]
Periodicamente c'è qualcuno che dà per spacciata la Legge di Moore, popolare osservazione empirica formulata nel 1965 da Gordon Moore, cofondatore di Intel.
«La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi» diceva Moore una cinquantina di anni fa e, anche se quel 18 già allora non andava preso alla lettera, in questi cinque decenni la previsione s'è mantenuta valida.
Lo scorso febbraio, Intel ha iniziato a suonare la campana a morto per la Legge di Moore e ora la Semiconductor Industry Association (SIA) - di cui fa parte anche Intel insieme a IBM e altri giganti del settore - sostiene la stessa cosa: le Legge di Moore ha gli anni contati.
Nella 2015 International Technology Roadmap (che, a dispetto del titolo, è stata pubblicata all'inizio di luglio) l'associazione afferma che ormai i transistor sono così piccoli che le dimensioni degli atomi iniziano a essere un problema, e pertanto ulteriori rimpicciolimenti presto diventeranno impossibili.
Per la precisione, secondo la SIA nel 2021 per le aziende che producono processori non sarà più economicamente conveniente continuare a ridurre le dimensioni dei transistor. Ciò dovrebbe, di conseguenza, portare alla morte definitiva della Legge di Moore.
È la SIA stessa, tuttavia, a indicare la scappatoia che potrebbe tenere in vita la popolare osservazione nel futuro.
Dato che rimpicciolire ancora i transistor presto non sarà più una strada praticabile, Intel e colleghi già ora si stanno concentrando su tecniche alternative per continuare a migliorare le prestazioni: per esempio adottando i cosiddetti transistor 3D.
Questa strada, per quanto promettente, presenta comunque alcuni problemi di non banale risoluzione: per esempio, uno dei punti su cui Intel sta lavorando è l'adeguata dissipazione del calore prodotto durante il funzionamento.
È dunque possibile che si riesca a salvare in qualche modo la Legge di Moore all'ultimo minuto, cambiando il modo in cui sono costruiti i microprocessori: in fondo ci sono ancora cinque anni di tempo per lavorarci su.
Se però anche così non fosse, ciò non significa che i processori smetteranno di migliorare. Come faceva notare Daniel Reed in un'intervista di qualche mese fa, «È la stessa cosa che è successa agli aeroplani. Un Boeing 787 non è più veloce di un 707 degli anni '50. Ma si tratta comunque di aerei diversi. L'innovazione continuerà, ma sarà più sfumata e complessa».
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