[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-02-2020]
A Facebook devono credere fermamente nel detto secondo il quale «Ogni uomo ha il suo prezzo».
Lo scorso giugno si scoprì che il social network aveva rimesso in piedi il progetto Study from Facebook, il cui scopo era registrare le abitudini d'uso degli smartphone da parte dei partecipanti in cambio di un compenso.
Ora un nuovo progetto s'affaccia, ed è la risposta diretta allo scandalo emerso alcuni mesi fa in merito alle registrazioni delle conversazioni da parte dei vari assistenti vocali e smart speaker, scandalo che peraltro ha coinvolto altri grossi nomi della tecnologia.
Se da un lato il riconoscimento vocale sta diventando una modalità d'interazione con i vari apparecchi smart sempre più diffusa, dall'altro c'è ancora molto lavoro da fare per assicurarsi che la comprensione del parlato sia, se non eccelsa, quantomeno ottima.
Per farlo è necessario avere a disposizione quanti più spezzoni audio sia possibile e, visto com'è andata l'ultima volta, farlo con il consenso degli utenti.
Ecco quindi che nasce il progetto cui accennavamo poc'anzi, che si svolge tramite l'app Viewpoints. Questa viene normalmente adoperata per condurre test sulle nuove funzionalità di Facebook e raccogliere le opinioni degli utenti, ma nei giorni scorsi ha guadagnato una nuova opzione.
Ha infatti iniziato a invitare gli utenti (per ora soltanto negli Stati Uniti) e dire «Hey, Portal!» e a fare il nome di dieci amici. Il tutto viene registrato e, se il processo viene completato cinque volte, si accumulano dei punti che possono essere convertiti in un premio in denaro pari a 5 dollari.
Scopo di tutto ciò, come al solikto è «il miglioramento della comprensione del parlato» tramite l'addestramento degli algoritmi di machine learning. «I partecipanti registrano delle frasi tramite l'app, e ciò ci aiuta a migliorare il riconoscimento della pronuncia dei nomi da parte dei nostri prodotti, per offrire un servizio migliore a quanti li usano» come ha fatto sapere un portavoce del social network.
Ogni informazione raccolta in questo modo - rassicura Facebook - non viene venduta a terze parti né condivisa con altre persone; inoltre, almeno questa volta, la partecipazione è volontaria e (limitatamente) remunerata.
Tuttavia un'ultima postilla spiega non solo che le informazioni raccolte da Viewpoints possono essere usate per personalizzare altre app di Facebook e le pubblicità mirate, ma anche che i dati possono essere condivisi con «partner della ricerca». Insomma: vale davvero la pena impegolarsi in tutto questo per cinque miseri dollari?
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