Solo per migliorare il servizio, o così sostiene Amazon.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-04-2019]
Come fanno i vari assistenti vocali - da Google Assistant a Microsoft Cortana, passando per Amazon Alexa - a capire ciò che dicono i loro proprietari?
Grazie a sofisticati algoritmi, naturalmente, ma non solo. Un'inchiesta pubblicata da Bloomberg rivela che, almeno nel caso di Alexa, c'è un team di persone che ascoltano e analizzano le frasi registrate dai dispositivi Echo.
Quando si parla con un assistente come Echo, infatti, l'elaborazione della voce non viene fatta direttamente dall'apparecchio: una registrazione viene invece inviata via Internet ai server di Amazon che provvedono a "comprendere" il comando impartito.
In teoria, le registrazioni vengono poi distrutte, in modo da proteggere la privacy degli utenti. In realtà, alcune di esse vengono passate al team di cui parlavamo all'inizio, che le usa per migliorare la comprensione del parlato.
Ci sono quindi migliaia di persone in tutto il mondo il cui compito è ascoltare le conversazioni tra utenti e dispositivi al fine di rendere questi ultimi più smart, trascrivendo le frasi, apponendovi annotazioni e modificando di conseguenza il programma di Alexa.
Il lavoro - illustra l'inchiesta - è piuttosto ripetitivo: in una giornata lavorativa di nove ore ogni dipendente di Amazon analizza in media 1.000 spezzoni audio, per lo più spiegando ad Alexa che cosa intendesse davvero dire qualche utente incompreso.
Tutto ciò è senz'altro utile per far sì che l'interazione con l'assistente si svolga nel modo più efficiente possibile, ma è anche poco desiderabile per quanti preferirebbero proteggere la propria riservatezza ed evitare che sconosciuti in giro per il mondo ascoltino ciò che viene captato dall'Echo.
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Amazon, dal canto proprio, pur riconoscendo l'impiego di esseri umani per analizzare le registrazioni di Alexa, spiega che «Annotiamo soltanto una piccola parte delle registrazioni, al solo scopo di migliorare l'esperienza utente. Per esempio, quest'informazione ci aiuta ad addestrare i sistemi di comprensione del linguaggio naturale e di riconoscimento del parlato, così che Alexa possa comprendere meglio le richieste e garantire che il servizio funzioni bene per tutti».
Ci sono in essere diverse policy per impedire gli abusi - spiega ancora Amazon - e «i dipendenti non hanno accesso diretto a informazioni che possano identificare le singole persone o i singoli account».
Le rassicurazioni di Amazon corrisponderanno sicuramente a verità, tuttavia quanto emerso ci ricorda sempre che chi sceglie di mettersi in casa un assistente vocale sta aprendo la porta a uno spione autorizzato, anche se magari ben intenzionato.
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