Il fenomeno delle opinioni positive a pagamento ha ormai raggiunto dimensioni preoccupanti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-09-2020]
Quando si fanno acquisti online, soprattutto in un "negozio" enormemente vasto, è difficile orientarsi tra i vari articoli e capire quali siano quelli veramente di qualità.
A questo scopo ci si può far aiutare dalle recensioni di chi ha già comprato quel particolare prodotto, l'ha provato e ha deciso di lasciare un'opinione, per raccomandare l'acquisto o, viceversa, per tenere altri alla larga da un oggetto scadente.
Un sistema del genere funziona fino a che nessuno bara, ossia finché non vengono lasciate recensioni false. Il modo più diffuso di farlo prevede che un utente acquisti un dato prodotto, lasci una recensione positiva (anche molto positiva) e, poco dopo, si veda rimborsare dal produttore il denaro speso più un'ulteriore somma per il "disturbo".
Un fenomeno del genere non soltanto rende inutile l'intero sistema basato sulle opinioni degli utenti, ma fa guadagnare al sito che ospita la merce una pessima fama: sarà ritenuto inaffidabile e gli utenti, a lungo andare, staranno alla larga.
Si capisce quindi che Amazon non ami per nulla le recensioni fasulle, mettendo in campo contromisure che però non si rivelano molto efficaci, come ciò che è accaduto in questi giorni nel Regno Unito testimonia.
A seguito di un'indagine del Financial Times, Amazon ha cancellato la bellezza di 20.000 recensioni fraudolente, ossia lasciate dietro compenso da parte dei produttori della merce acquistata.
I sospetti sono nati quando s'è notato che il maggior recensore britannico di prodotti su Amazon, Justin Fryer, nel mese di agosto aveva lasciato in media una estremamente positiva recensione da cinque stelle ogni quattro ore.
Il giornale riporta che per lo più si tratta di oggetti di aziende cinesi semisconosciute, che poi sono stati rapidamente rivenduti su eBay.
Questo modus operandi non riguarda una sola persona: secondo l'indagine nove dei dieci recensori più attivi nel Regno Unito si comporta in quel modo, nonostante le linee guida di Amazon lo vietino esplicitamente. E le 20.000 opinioni rimosse sono state tutte scritte da sette di quei dieci recensori.
Fryer, dal canto proprio, s'è difeso dicendo di non essere mai stato pagato per nessuna delle recensioni entusiastiche, e che quanto messo in vendita su eBay era solo materiale «inutilizzato» e «non aperto» (e che pertanto non dovrebbe poter essere oggetto di una recensione vera).
Il caso emerso nel Regno Unito è solo una parte del fenomeno: come Amazon raggiunge tutto il mondo, così lo stesso accade ovunque. E le limitazioni agli spostamenti dovuti alla Covid-19, con conseguente impennata degli acquisti online, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
A seguito dell'indagine, Amazon ha specificato che l'azienda è impegnata ad analizzare ogni recensione prima che queste venga pubblicata: ogni settimana nel Regno Unito vengono analizzate oltre 10 milioni di opinioni. Evidentemente, ciò ancora non è sufficiente.
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