Per non aver introdotto i filtri sull'upload nella legislazione ora rischiano azioni legali.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-07-2021]
Cinque anni fa, l'Unione Europea iniziò a pensare di mettere mano alla direttiva sul diritto d'autore: a preoccupare la Commissione era la condivisione online e senza autorizzazione, tramite piattaforma come YouTube, di contenuti protetti dal copyright.
Il dibattito andò avanti finché, nel 2019, venne varata la nuova Direttiva sul Diritto d'Autore il cui articolo 13 (poi diventato articolo 17), prevedeva due sole alternative per le piattaforme: ottenere in licenza i diritti per i contenuti caricati dagli utenti, oppure installare filtri sull'upload al fine di evitare che materiale venisse caricato illegalmente.
Gli Stati Membri avevano tempo fino allo scorso 7 giugno per recepire nelle proprie legislazioni nazionali questi termini, ma pochissimi si sono adeguati: ben 23 hanno fatto orecchie da mercante, tra cui l'Italia.
Ora, quindi, la Commissione ha avviato la procedura d'infrazione contro quei 23 Paesi che ancora non si sono mossi per adeguarsi alla norma europea, che tra i propri maggiori sponsor vede la Germania; oltre all'Italia, l'elenco comprende Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna e Svezia.
Da Bruxelles sono partite le «lettere formali» per la notifica dell'infrazione che, in termini per ora misurati, richiedono spiegazioni sulla mancata adozione della Direttiva. Gli Stati hanno due mesi per rispondere, ma non ogni risposta è accettabile: la Commissione può decidere che le risposte ottenute non siano soddisfacenti.
La mancata adesione alla direttiva, unita alla carenza di spiegazione ritenute sufficienti, potrà spingere la Commissione a decidere di portare la questione davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, la cui decisione dovrà quindi essere rispettata dagli Stati i quali, in caso contrario, potranno subire ulteriori sanzioni da parte della Commissione stessa.
Al momento in cui scriviamo non è possibile sapere quali azioni intendano intraprendere i vari Stati coinvolti.
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