Almeno fino a quando il chatbot non rispetterà la privacy degli utenti italiani.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-04-2023]
Accanto alle preoccupazioni di natura più "esistenziale" di Elon Musk e di diversi esperti di IA, l'attività delle attuali forme di Intelligenza Artificiale hanno generato preoccupazione anche un qualcun altro: nella fattispecie, il Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Valutando l'attività del chatbot più in voga del momento, ChatGPT, il Garante ha infatti notato che esso non rispetta la disciplina italiana in materia di privacy e, pertanto, ha disposto una «limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI».
Esaminando l'attività di ChatGPT, e tenendo in considerazione il furto di dati subito lo scorso 20 marzo, il Garante ha notato non soltanto che il servizio manca «di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI», ma anche che non c'è alcuna «base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di "addestrare" gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma».
Di più: il fatto che ChatGPT spesso fornisca informazioni inesatte, quando non completamente inventate, ha portato il Garante a rilevare come il trattamento dei dati personali non sia solo illecito, ma anche «inesatto».
Infine, ChatGPT può essere usato da chiunque, senza alcun filtro, e ciò è un problema. «Nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni» - scrive il Garante - «l'Autorità evidenzia come l'assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell'età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza».
Ora OpenAI ha 20 giorni di tempo per comunicare «le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo».
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Due parole sul blocco di ChatGPT
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