[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-11-2025]

La presidenza danese del Consiglio dell'Unione Europea ha proposto un compromesso sul regolamento CSAR (Child Sexual Abuse Regulation), noto anche come ChatControl: ha eliminato l'obbligo di scansione automatica delle comunicazioni private per rilevare materiale di abuso sessuale su minori (CSAM). Diffusa dopo il rinvio del voto previsto per il 14 ottobre a causa della mancanza di maggioranza qualificata tra i 27 Stati membri, questa revisione sposta l'approccio da obbligatorio a volontario, permettendo alle piattaforme digitali di scegliere se implementare filtri anti-CSAM.
Il ministro della Giustizia danese Peter Hummelgaard ha motivato la mossa come un «compromesso realistico» per preservare la possibilità di scansioni volontarie. Il documento di discussione inviato agli ambasciatori UE mira a superare lo stallo politico durato tre anni, con un nuovo voto potenzialmente a dicembre.
La proposta originale avanzata dalla Commissione Europea nel 2022 su impulso dell'ex commissaria Ylva Johansson prevedeva l'installazione di "sniffer" algoritmici sui dispositivi utenti: questi avrebbero dovuto analizzare messaggi, foto, video e URL prima della crittografia end-to-end, confrontandoli con database delle forze dell'ordine. Ciò avrebbe riguardato app come WhatsApp, Signal e Telegram, con un'attenzione sulle comunicazioni private per prevenire la diffusione di CSAM. Tuttavia il compromesso danese stralcia questa misura controversa, mantenendo lo status quo: aziende come Meta già scansionano Instagram e Facebook (ma non WhatsApp) mentre Signal e altre danno priorità alla privacy.
Nel testo restano alcuni elementi che sono tuttora oggetto di discussione accesa: l'articolo 4 vieta account anonimi richiedendo verifica d'identità tramite documenti o scansioni facciali; l'articolo 5 proibisce l'uso di app di messaggistica e social ai minori di 16 anni. Accusati di isolare digitalmente i giovani e limitare l'anonimato, questi punti derivano da compromessi precedenti e potrebbero essere rivisti nei negoziati. Sensibile al tema durante il suo semestre di presidenza, la Danimarca ha cercato di bilanciare tutela minori e diritti fondamentali; fonti diplomatiche indicano che Germania, Francia e Paesi nordici restano cauti, con il servizio giuridico del Consiglio UE che nel 2023 aveva già bocciato versioni simili per violazione della Carta dei Diritti Fondamentali (articolo 7 sulla privacy).
Le reazioni dal settore sono prevalentemente positive: Signal ha definito l'obbligo originale «come installare un malware», sottolineando come compromettesse la sicurezza end-to-end; il compromesso è invece accettato in quanto evita la creazione di backdoor che potrebbero essere sfruttate illecitamente. Meta e Microsoft già applicano filtri su alcune piattaforme e vedono preservata la flessibilità. In campagne come #StopChatControl, attivisti di EDRi e Fight for the Future accolgono il passo indietro come una vittoria parziale contro la «sorveglianza di massa»; ma avvertono che elementi su anonimato e minori potrebbero fungere da "porta di servizio" per futuri mandati.
Per i cittadini UE tutto ciò significa un web meno intrusivo nel breve termine, ma con la necessità di monitorare le evoluzioni: campagne come quelle su Stop ChatControl invitano fare a pressioni sugli europarlamentari per rafforzare la privacy. A questo punto il compromesso danese potrebbe sbloccare il dossier superando lo stallo, ma richiede comunque il consenso unanime dei 27 Stati per avanzare. Il Parlamento UE è storicamente critico, avendo bocciato una versione precedente nel 2024: i negoziati di trilogo potrebbero dilungarsi, potenzialmente anche oltre aprile 2026.
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