Il trackpad multitouch perde il pulsante e diventa "cliccabile". Cambia anche la tastiera con i tasti ben distanziati.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-11-2008]
Completata l'ispezione dell'esterno, mettiamo il Mac in posizione sulla scrivania e apriamo il coperchio, tenuto fermo da una chiusura magnetica.
Notiamo subito i cambiamente apportati alla tastiera e al trackpad, ed è quest'ultimo che sconcerta di più. Se i pad della generazione precedente lasciavano sempre un po' perplessi gli utenti Windows/Linux (come peraltro gli altri Mac) per la presenza di un unico pulsante, questo è ancor più strano: di pulsanti qui non ce n'è nemmeno uno.
Tutta la superficie del trackpad, che è davvero liscia come diceva Steve Jobs, è cresciuta di un bel po' (Apple precisa: il 39%) rispetto alla generazione precedente ed è realizzata in vetro, ma è anche un grosso pulsante cliccabile. Per fare clic occorre appoggiare il dito e premere l'intero trackpad, in qualsiasi punto desideriamo, con una certa decisone.
Scopriamo rapidamente che una modalità ibrida è la più comoda per interagire: per un semplice clic o doppioclic si picchietta; quando invece si vuole trascinare qualche oggetto, allora basta premere il pad e spostare il dito.
Usare unicamente l'interazione di default, invece (ossia premere l'intero pad) risulta un po' scomodo: a volte mentre si clicca si sposta anche il dito e l'operazione va a vuoto, oppure il risultato non è quello sperato.
E poi naturalmente c'è il multitouch, che dà subito dipendenza. Subito s'impara a picchiettare sul pad con due dita per ottenere il clic secondario (quello che per i Windowsiani è il clic col destro), a usare quattro dita per accedere rapidamente alla scrivania o alle applicazioni aperte e, naturalmente, a usare due dita per scorrere un documento o una pagina web; per non parlare dello zoom, che si ottiene avvicinando o allontanando due dita.
Questa versione del MacBook Pro introduce nuove gesture, ossia nuovi gesti che è possibile eseguire poggiando le dita sul trackpad per realizzare determinate operazione: con un minimo di pratica si riesce a velocizzare notevolmente il lavoro, specialmente quando si deve accedere rapidamente alla scrivania sottostante o a una finestra dispersa.
Presi com'eravamo dal trackpad, abbiamo trascurato un po' la tastiera: anch'essa mostra delle novità. A parte il colore nero - quella precedente era dello stesso color alluminio del case - si notano gli spazi tra i tasti, che sono retroilluminati.
Grazie a un sensore di luce ambientale posto vicino alla webcam, infatti, il Mac si "accorge" della necessità di attivare l'illuminazione dei tasti e di abbassare contemporaneamente la luminosità dello schermo, cosicché non ferisca gli occhi.
La tastiera è comoda, nonostante la sensazione sia molto diversa rispetto a quella data da una tastiera tradizionale coi tasti ravvicinati: le dimensioni sono comunque adeguate e i tasti rispondono bene a ogni pressione; è anche molto silenziosa. Purtroppo non può essere sostituita o riparata facilmente: per accedervi occorre prima rimuovere ogni altro componente.
L'unica vera perplessità che sorge dopo aver scritto per un po' riguarda i polsi: se la scrivania è troppo alta rispetto alla sedia (come capita spesso, nonostante le raccomandazioni degli ortopedici), si finirà per digitare tenendo i polsi appoggiati agli spigoli con i gomiti più in basso della base del portatile.
Il problema è che i bordi, in duro e resistente alluminio, a causa dello strofinio della pelle alla lunga producono un effetto sarà prima fastidioso, poi persino doloroso. Quindi il MacBook Pro costringe l'utente (con le buone o con le cattive) ad assumere una posizione ergonomica.
Alla fine risulterà sicuramente meglio scrivere tenendo il MacBook sulle gambe (pratica in generale sconsigliata per altri motivi) piuttosto che su un tavolo troppo alto. Se la scocca fosse stata in morbida plastica, la sensazione sarebbe stata forse più sopportabile, ma ne avrebbe risentito la resistenza.
In sostanza, chi non vuole trovarsi i polsi segnati dall'alluminio troverà essenziale assumere fin da subito quella posizione che i manuali consigliano, con i gomiti che formano un angolo retto rispetto alla perpendicolare del corpo. Si avrà forse l'impressione di essere diventati dei pianisti, ma si risparmieranno i polsi.
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Eleganza e velocità, nel segno di Mac Os
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niklair