L'economia sommersa del cybercrime non risente della crisi: tra i prodotti più scambiati ci sono i numeri di conto bancari e le carte di credito.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-11-2008]
Non è vero che il crimine non paga; anzi, il mercato del cybercrimine paga proprio bene, almeno secondo il rapporto stilato dal Security Technology and Response di Symantec che ne stima il valore in 276 milioni di dollari.
Lo Star ha indagato sulla cosiddetta "economia sommersa" raccogliendo informazioni relative al periodo che va dal 1 luglio 2007 al 30 giugno 2008, scoprendo che, se l'economia "di superficie" è in crisi, quella nascosta gode di ottima salute.
Certo, i prodotti che vengono scambiati in questo mercato alternativo sono un po' particolari e - va da sé - illegali, ma evidentemente hanno un'attrattiva tutta speciale.
Le informazioni sui conti bancari piacciono perché, una volta ottenute, diventa facile impossessarsi in poco tempo (anche in soli 15 minuti, dice Symantec) di notevoli quantità di denaro; esistono tuttavia dati che fanno ancora più gola di questi, e sono quelli relativi alle carte di credito.
Il 31% dei "prodotti", infatti, è rappresentato proprio dalle informazioni relative alle carte, il cui valore oscilla tra 0,10 e 25 dollari. In media, il limite di spesa è superiore ai 4.000 dollari, mentre il valore potenziale complessivo è di 5,3 miliardi di dollari.
Il fascino delle carte di credito sta nel facile utilizzo per lo shopping online e nella difficoltà di rilevare un uso truffaldino prima che i criminali svaniscano senza lasciare traccia.
Inoltre, anche in questo campo ci sono le offerte speciali: chi acquista grandi quantità di numeri di carte di credito ne ottiene una parte gratuitamente o, comunque, può farsi fare uno sconto.
Secondo lo Star, i protagonisti dell'economia sommersa sono singoli individui e organizzazioni complesse, per un totale di circa 70.000 inserzionisti scovati sui forum specializzati.
I server che sfruttano per le loro malefatte si trovano per lo più in Nord America (circa il 45% del totale). L'Europa, il Medio Oriente e l'Africa, considerati complessivamente sono in seconda posizione (38%), mentre l'Asia è terza (12%) e chiude la classifica l'America Latina con il 5%.
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