Open source, il Perù sale in cattedra e bastona Microsoft

In Perù si gioca una partita storica, che potrebbe condizionare pesantemente il futuro dei sistemi informativi della pubblica amministrazione. Microsoft non gradisce, ma trova pane per i propri denti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-05-2002]

Tutto inizia con una proposta di legge del parlamentare peruviano Edgar David Villanueva Nuñez, volta a sancire l'obbligo, per tutti gli organi della pubblica amministrazione, di utilizzare esclusivamente software libero nei propri sistemi informativi. Villanueva non si accontenta che lo Stato disponga dei sorgenti del software utilizzato: egli pone l'accento sul concetto di "libero", cioè sottoposto ad una licenza che consenta agli utilizzatori, qualora lo desiderino, di dare vita a rami di sviluppo indipendenti e, a loro volta, aperti.

Le motivazioni alla base della proposta sono assolutamente corrette e condivisibili: in primo luogo, i dati gestiti dallo Stato sono di proprietà dei cittadini. Ne discende che questi hanno diritto di accedervi liberamente e che lo Stato non può costringerli a sostenere costi per l'acquisto di licenze software al solo fine di godere di quel sacrosanto diritto. Banditi, dunque, i formati proprietari: tutti i dati in possesso della pubblica amministrazione devono essere conservati in formati aperti, obiettivo che spesso non si concilia con le caratteristiche del software proprietario.

Inoltre, formati standard e licenze libere aiutano a raggiungere un secondo importante scopo: la persistenza dei dati gestiti dallo Stato, indipendentemente dal fornitore del sistema informativo. Ben si comprende che i formati proprietari legano l'utente al produttore del software che li gestisce: ma lo Stato non può rischiare di ritrovarsi eterno schiavo del fornitore del sistema informativo attualmente impiegato o affrontare, in alternativa, gli ingenti costi legati ad una migrazione (magari ad altra piattaforma proprietaria) e tutti i rischi ad essa connessi, qualora scelga di rivedere le proprie partnership tecnologiche.

Infine, solo il software open source garantisce in modo assolutamente certo la riservatezza e la sicurezza di Stato e cittadini, perché può essere sottoposto (e, di fatto, lo è) ad esame da parte di esperti di tutto il mondo per certificare l'assenza di backdoors e spywares: nel caso del software proprietario, invece, ci si deve per forza fidare del produttore (e sono molteplici, purtroppo, le dimostrazioni di quanto sia spesso malriposta tale fiducia).

Come si vede, tra le principali motivazioni portate a favore dell'adozione dell'open source non rientra il costo delle licenze: non solo perché l'equivalenza tra software libero e software gratuito non è necessariamente vera, ma anche perché l'avanzo di bilancio non può e non deve essere l'unico obiettivo di un governo. Vi sono finalità sociali della massima importanza, come quelle a cui si è accennato, che travalicano ampiamente il mero calcolo economico.

Praticamente scontata la reazione del gigante del software proprietario. il numero uno della Microsoft Perù, Juan Alberto Gonzalez, ha inviato a Villanueva Nuñez una lettera che sviluppa quei soliti temi, sospesi tra il piagnisteo e la minaccia, tanto cari alla casa di Redmond: se optate per il software libero discriminate chi produce software proprietario, falsate il mercato e uccidete la concorrenza, private i programmatori del pane quotidiano, mettete a repentaglio il diritto d'autore, affossate la vostra industria del software e le esportazioni, vi cacciate in un mare di guai perché il software libero non è sicuro, non è coperto da garanzia e, a conti fatti, costa più di quello proprietario.

E qui vien fuori il genio di Villanueva Nuñez, il quale, per nulla intimidito, risponde per le rime: in una lunga lettera, con pazienza, precisione e determinazione egli confuta una ad una tutte le argomentazioni di Microsoft, mettendo a nudo ogni errore, ogni incongruenza, ogni maldestra furberia.

Non è vero che l'open source costituisce una discriminazione: Microsoft è libera di proporre allo Stato peruviano i propri prodotti al prezzo che riterrà remunerativo, purché sotto licenza libera. Non è vero che il software libero priva i programmatori delle loro fonti di guadagno e abbatte la redditività delle esportazioni: la legge non riguarda il settore privato e, inoltre, incentiva la crescita del mercato dei servizi, che sono comunque esportabili. E poi, perché preoccuparsi tanto dei mancati introiti per le licenze, quando è lo stesso Gonzalez ad affermare che essi rappresentano meno del 10% del costo totale d'esercizio del software? E come si può sostenere che il software proprietario offra maggiori garanzie all'acquirente, quando i contratti di licenza le escludono tutte esplicitamente, salvo la sostituzione del CDROM, se difettoso?

E' falso, infine, affermare che le licenze libere sono un pericolo per la proprietà intellettuale: nessun programmatore della comunità open source è stato mai condannato per violazioni del copyright, cosa accaduta invece, guarda un po', proprio a Microsoft.

Ma la lettera del parlamentare è un capolavoro anche sotto il profilo, per così dire, letterario: il tono vagamente ironico, ma cortese, si fa progressivamente più duro, senza però trascendere; le parole, scelte con cura nel significato, sono sempre misurate, ma sono anche macigni impietosi. Si ha quasi l'impressione di vedere Edgar David che prende a braccetto il suo vecchio amico Juan Alberto e comincia: "Vedi, mio caro, forse le cose non stanno proprio come dici tu; adesso provo a spiegarti io com'è davvero questa storia..." e, man mano che i due si allontanano insieme, il povero Juanito sembra avere le spalle sempre più curve.

Insomma, questa volta la tattica FUD, Fear-Uncertainity-Doubt, cioè Paura-Incertezza-Dubbio, non ha funzionato e, smascherata, si rivela finalmente per quello che è davvero: una mistificazione della realtà, architettata da qualcuno che pretende che il proprio modello di business sia il solo corretto, apprezza la concorrenza solo quando gode di una salda posizione di monopolio e non tollera di doversi misurare con un avversario, il software libero, che non può comperare perché, semplicemente, non è in vendita.

Una magistrale lezione, quella di Villanueva Nuñez, che i politici di tutto il mondo dovrebbero imparare a memoria. E che vale davvero la pena, quanto meno, di leggere: nella versione originale in spagnolo, o in inglese, olandese e perfino greco; in alternativa, c'è la traduzione in italiano di Zeus News.

Questo articolo CONTINUA...

1 - Open source, il Perù sale in cattedra e bastona Microsoft
2 - Traduzione della lettera di Villanueva Nuñez a Microsoft

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (1)

{Gio}
il nunez dimostra un'abilità che rasenta i dialoghi di platone. Bravo!
28-5-2009 13:23

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