Torna all'esame del parlamento francese la contestata normativa Creation et Internet con qualche incertezza in più: interviene l'Europa con un rappezzo che è peggio del buco che vorrebbe coprire.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-05-2009]
Il voto dei due rami legislativi che dovrebbe sancire l'adozione della "dottrina Sarkozy" detta anche "dei tre schiaffi" avrà quasi certamente luogo entro la fine di maggio; l'avevano promesso sia il capofila dei deputati filo governativi dell'UMP Jean-François Copé che Roger Karutchi, ministro alle relazioni con il Parlamento.
Riprendendo il dibattito per l'ennesima volta, il ministro per la cultura Christine Albanel che ormai da mesi porta avanti la crociata in difesa del diritto d'autore imposta dal presidente Sarkozy, ha ribadito che "internet non può essere una zona in cui vige l'anarchia". I sostenitori di Sarkozy rinfacciano alla sinistra parlamentare di pretendere regolamentazione fiscale, sociale ed economica per trasformarsi poi in sostenitori del più completo fai-da-te per quanto riguarda il mondo della comunicazione digitale.
Ovvie e variegate le contestazioni da parte dell'opposizione, che spaziano dagli insulti veri e propri all'accusa di sottrarre tempo al dibattito e di difendere una legge inutile, sorpassata e dannosa agli utenti e agli autori; nonché, in particolare per UMP, di contraddizione e disonestà, avendo dovuto sborsare un risarcimento di 30 mila euro al gruppo MGMT per aver aver diffuso brani protetti durante un recente meeting senza aver prima pagato i relativi diritti.
La questione non è di importanza limitata; infatti la prevista approvazione dell'Hadopi in Francia o di analoghi provvedimenti i corso di elaborazione in Italia, Spagna e Inghilterra, tanto per citarne alcuni, potrebbe essere vanificata da un indirizzo comunitario che sancisse definitivamente il principio che solo la magistratura ordinaria può privare l'individuo dei suoi diritti costituzionali e che l'interesse privato di autori ed editori, pur essendo tutelato dalla legge non può prevaricare sull'interesse e le garanzie generali dei cittadini.
Incapace di fronteggiare la protervia dei politici interessati e riluttante all'inumazione dei diritti costituzionali e degli interessi diffusi di larghissima parte della popolazione, i parlamentari europei sembrano indirizzati a lavarsene le mani, adottando una soluzione che li chiami fuori dalla controversia rimandandola di fatto alle legislazioni nazionali.
In buona sostanza si sta pensando a un compromesso che salverebbe capra e cavoli giocando sul filo sottile delle parole, modificando cioè il testo del "pacchetto Telecom" che alla frase previa decisione dell'autorità giudiziaria sostituirebbe la facoltà di richiedere il giudizio di un magistrato indipendente; modifica che - implicitamente ma non ovviamente - dovrebbe lascere aperta la possibilità di rivolgersi al giudice ordinario.
Infatti è appena il caso di chiarire che, almeno in teoria, qualsiasi giudice è per definizione "indipendente"; altrimenti non sarebbe un "giudice" in senso tecnico ma soltanto un "consulente scientifico". Se la legge nazionale - francese o di altra nazione - prevedesse un'autorità amministrativa dotata del potere di giudicare e di irrogare sanzioni, sarebbe quasi impossibile invocare l'intervento di un giudice ordinario in base alla legge comunitaria, visto che la "Creation et Internet" e analoghe prevederebbero già un "giudice"; che sia amministrativo o speciale non cambia nulla; sempre "giudice" è, e "indipendente" per definizione.
Perciò, se l'indirizzo europeo in via di adozione verrà confermato, chi si trovasse impigliato nella rete degli obblighi e divieti dovrebbe con ogni probabilità eccepire preliminarmente l'incostituzionalità della legge e, in caso di accoglimento, non sarebbe neppur necessario il ricorso al giudice ordinario; la nullità in diritto della legge nazionale, se dichiarata, la renderebbe di fatto inapplicabile senza necessità si rivolgersi a un magistrato per un giudizio di merito. Tempo (e costi) permettendo.
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