Era stata la Peste della Leggerezza a cambiare la faccia del Mondo, non le tempeste elettromagnetiche del 2012. Una sorta di pazzia che faceva immaginare di vivere un'esistenza fittizia, nella quale solo noi stessi eravamo protagonisti della storia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-09-2011]
Articolo multipagina, leggi la prima parte
Arrancavo sotto il peso della pendola che portavo sulle spalle, che andava ad aggiungersi a quello degli altri oggetti; questa stramba storia era sempre più assurda. Se non fosse stato per lo sforzo che mi piegava le ginocchia e mi dava il fiatone, avrei pensato di fare parte di un gioco di ruolo demenziale. Nonostanze la fatica, il pensiero mi fece sorridere.
Io protagonista di un gioco... io... io... Io come? Non riuscivo a ricordare il mio nome. Impossibile! Cominciai a richiamare dalla mia mente più ricordi possibile; se ne ripresentarono di remotissimi, vividi e dettagliati ma il mio nome non voleva riaffiorare. Mi fermai, buttai giù i miei carichi e comincia a frugarmi in cerca della carta d'identità. Non l'avevo, eppure ricordavo benissimo di averla presa uscendo.
Mi sentii smarrito e mi girai verso verso Virgilio che mi stava fissando con calma.
"Virgilio, io chi sono?"
L'avatar mi fece una carezza su di una guancia.
"Sei uno Zio tanto carino." mi rispose con voce sospirata.
"Ma no! Intendo dire chi sono veramente!"
Mi rivolse un'aria sorpresa.
"E lo chiedi a me? Chiedilo al tuo analista. Piuttosto riprendi su le cose, abbiamo ancora strada da fare."
Ci fu ancora parecchio da camminare con i pesi addosso ma quasi non me ne accorsi, perso nei miei pensieri. Ripensavo alla Peste della Leggerezza descrittami da Alì. A sentire lui sarebbe stata quest'epidemia, silente eppure endemica ai massimi livelli, a cambiare la faccia del Mondo e non le tempeste elettromagnetiche del 2012; per la sua descrizione era una sorta di pazzia che faceva immaginare di vivere un'esistenza fittizia, nella quale solo noi stessi eravamo protagonisti della storia e chiunque altro era solo una comparsa o al limite una figura di secondo piano. Un delirio di centralità egocentrica focalizzata su noi stessi, per cui ogni avvenimento vivevamo era riproiettato in funzione di noi stessi.
"In questa sceneggiatura, niente è lasciato al caso."
La frase pronunciata più volte da Virgilio acquistava un senso in quest'ottica.
Ma a questo punto lo sceneggiatore stronzo ero io stesso! E tanto stronzo da non avermi dato nemmeno un nome, oltre ad avermi sbattuto in situazioni assurde.
Uno degli atti divini alla creazione, volevano i miti giudaico-cristiani, era stato il dare un nome alle cose create e io, divinità di me stesso, non avevo saputo darmi un nome e una storia coerente e credibile da vivere. E perché nella mia storia avevo messo questi personaggi assurdi? Proiezioni dei miei desideri? Forse per Virgilio era possibile, magari ero latentemente omosessuale ma perché personaggi come Er Bestia, il fruttivendolo cinefilo, Alì e le altre figure che avevo incontrato? Memorie distorte? Pura immaginazione? Interpretazione in maniera simbolica di un qualcosa che aveva una realtà assoluta che non potevo capire direttamente? Stavo dormendo e sognando? O forse morendo e il mio cervello sempre più privo d'ossigeno mi stava dando un'ultima fantasia prima di spegnersi? Magari stavo proprio morendo per la Peste della Leggerezza.
La voce di Virgilio mi riscosse dal tetro filosofeggiare.
"Ferma, siamo arrivati."
Eravavamo davanti all'ingresso di un palazzo fatiscente.
Su di una targa dalle scritte quasi cancellate, si intuiva che una volte doveva esserci stata la parola "Biblioteca".
L'espressione di Virgilio aveva una solenne serietà che non gli avevo mai visto finora.
"Probabilmente troverai molte risposte, forse anche quelle che non avresti mai voluto. Avrai anche risposte per cui non hai domande. E avrai la possibilità di credere, di accettare o di rifiutare quello che preferisci."
Stese lentamente il braccio in un gesto d'invito a entrare.
Varcata la soglia mi trovai in un vasto ambiente ingombro di macerie. Dopo qualche istante comparve una freccia bianca luminescente, galleggiante nell'aria; sembrava il puntatore del mouse. Si mosse come a farsi seguire e io ne feci la mia guida in quegli ambienti. Dopo diverso girovagare entrammo in una grande sala eptagonale vuota.
Al centro della sala una stuoia su cui sedeva a gambe incrociate una figura umana. In ognuna delle pareti si intuiva un varco da cui veniva un chiarore fosforescente di diverso colore per ognuno. La somma dei colori si fondeva in un debole chiarore bianco che avvolgeva la figura.
Mi avvicinai. Aveva l'aspetto di un frate; barba bianca e avvolto in un saio che sembrava troppo grande per lui. Avvicinandomi ulteriormente, vidi che portava dei guanti dalle dita tagliate. Sembrava non essersi accorto della mia presenza e manteneva la sua posizione con immobilità assoluta.
Articolo multipagina - CONTINUA a leggere
Indice
1 - Prima parte
2 - Seconda parte
3 - Terza parte
4 - Quarta parte
5 - Quinta parte
6 - Sesta parte
7 - Settima parte
8 - Ottava parte
9 - Nona parte
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|