Apple, Samsung, Microsoft e altri sotto accusa: i minerali usati nei loro prodotti sarebbero ottenuti sfruttando il lavoro minorile.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-01-2016]
L'accusa proviene da Amnesty International: il cloruro di cobalto presente anche nelle batterie degli smartphone sarebbe ottenuto con il lavoro minorile.
Il cobalto è un componente fondamentale delle batterie agli ioni di litio, il cui impiego è molto ampio: non soltanto in smartphone e tablet ma in pressoché ogni dispositivo che adoperi una batteria, comprese le automobili elettriche.
Risalendo la catena di produzione del cobalto, Amnesty International è arrivata fino alle miniere della Repubblica Democratica del Congo, da cui viene estratto oltre il 50% del cobalto adoperato nelle batterie.
Gli autori della ricerca hanno scoperto che in quelle miniere vengono impiegati anche bambini di appena sette anni, che spesso vengono obbligati a lavorare per 12 ore al giorno, senza equipaggiamento protettivo (che non è fornito nemmeno agli adulti) nonostante la pericolosità del lavoro.
Un minatore quattordicenne, intervistato dagli autori, ha raccontato che gli capita di lavorare per 24 ore consecutive in una miniera: «Arrivo alla mattina e me ne vado la mattina seguente». Inoltre, secondo il rapporto almeno 80 minatori sono morti durante il lavoro tra settembre 2014 e dicembre 2015.
Nell'indagine Amnesty International ha puntato il dito contro diverse grandi aziende come Microsoft, Samsung, Apple, Sony, Volkswagen e Daimler, affermando che non si sono mai preoccupate di andare fino in fondo nella faccenda, fino a scoprire da dove arrivi il prezioso materiale da esse impiegato.
«È un grande paradosso dell'era digitale il fatto che alcune delle aziende più ricche e più innovative del mondo riescano a vendere dispositivi incredibilmente sofisticati senza che siano obbligate a mostrare da dove ottengono le materie prime per i loro componenti» ha commentato Emmanuel Umpula, uno degli autori del rapporto.
Quanto ai giganti coinvolti, alcuni si sono difesi affermando di adottare una politica di «tolleranza zero» nei confronti del lavoro minorile (Apple e Samsung), altri - come Microsoft - hanno sostenuto di essere sempre rimasti all'oscuro di tutto, e qualcun altro ancora, infine, ha spiegato di stare lavorando per risolvere il problema: è questa la posizione di Sony.
«I pericoli per la salute e la sicurezza» - ribatte Mark Dummett, ricercatore di Amnesty International - «rendono il lavoro in miniera una della forme peggiori di lavoro minorile. Aziende i cui profitti globali complessivi ammontano a 125 miliardi di dollari non possono pensare di essere credibili quando affermano di non essere in grado di verificare da dove arrivano i minerali chiave dei loro prodotti».
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