Da Turing a Gpt-3, la lunga storia dell’Intelligenza artificiale

Fu il padre del computer nel 1950 a intuire la potenzialità della macchina nell’uso del linguaggio, ma i risultati immaginati 70 anni fa stanno iniziando ad arrivare solo adesso.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-04-2021]

ai

Nella storia di Microsoft l'acquisizione di Nuance per quasi 20 miliardi di dollari è seconda solo a quella di LinkedIn: per il social network dei professionisti la società fondata da Bill Gates, nel 2016, aveva messo sul piatto 26 miliardi di dollari. La cifra investita per la società attiva nell'intelligenza conversazionale sanitaria conferma quanto alta sia l'attenzione del mercato verso un settore in continua espansione.

D'altra parte è stata proprio Microsoft la prima società ad aver avuto accesso al Gpt-3, l'algoritmo elaborato da OpenAi che ha sviluppato un modello di linguaggio senza precedenti, capace di interpretare e scrivere in maniera chiara e corretta qualunque cosa. Da una semplice email a un articolo di giornale. Al punto che, simile a quanto teorizzato nel test di Turing, chi legge un articolo di giornale scritto da Gpt-3 non è in grado di capire se il testo è prodotto da un uomo o una macchina.

Oggi l'attenzione verso il linguaggio sviluppato dall'intelligenza artificiale è continuamente sotto i riflettori: le aziende fanno a gara per integrare nei loro sistemi i migliori algoritmi, a volte anche senza aver ben chiaro come utilizzarli al meglio. Ma se adesso dialogare con un chatbot ci sembra normale o quasi è merito dal lavoro e delle ricerche iniziate 70 anni fa da un gruppo di scienziati visionari.

Il test di Turing

Non è certo un caso che il test di Turing si chiami così: è stato Alan Turing il padre dei moderni computer, nel 1950, a teorizzare un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare come un essere umano. Nell'articolo apparso su Mind, Turing prende spunto dal "gioco dell'imitazione" a tre partecipanti: Bob, Alice, e una terza persona, Charlie, che non vede gli altri due e può solo stabilire tramite una serie di domande chi sia l'uomo e chi la donna. Bob, invece, dovrebbe ingannare Charlie e portarlo a fare un'identificazione errata, mentre Alice dovrebbe aiutarlo a mantenere una identificazione corretta. Turing si basa quindi sull'ipotesi che a un certo punto una macchina si sostituisca a Bob: se la percentuale di volte in cui Charlie indovina chi sia l'uomo e chi la donna è simile prima e dopo la sostituzione, allora l'algoritmo dovrebbe essere considerato intelligente.

L'aspetto stupefacente del test è nell'aver teorizzato una capacità di linguaggio simile a quella dell'uomo, prima ancora che nascessero dei veri computer. Il semplice fatto che Turing si sia concentrato sulle parole anziché sulla potenza di calcolo chiarisce quale sia l'importanza e la difficoltà di sviluppare un'intelligenza artificiale del genere. E spiega indirettamente come mai 70 anni fa si immaginasse che all'inizio del nuovo millennio tutte le macchine avrebbero superato agevolmente il test, mentre in realtà siamo ancora lontani dall'ottenere un risultato del genere.

Da Eliza ad Alice e il grande inverno

Nel 1956 per la prima volta alcuni ricercatori parlano di intelligenza artificiale, ma dopo una fiammata iniziale, l'interesse lentamente viene meno. Certo nel 1966 arriva Eliza, il primo chatbot della storia che simula un terapista utilizzando le stesse parole del proprio interlocutore, ma non accende gli entusiasmi. Inizia così quello che in gergo si chiama il lungo inverno dell'intelligenza artificiale: un periodo di stanca lungo quasi 30 anni e interrotto solo sporadicamente da esperimenti più o meno fallimentari come Parry nel 1972 o Dr Sbaitso nel 1992.

Nel 1995 arriva la prima svolta con Alice un software creato con Aiml, l'Artificial Intelligence Markup Language, studiata per imitare un linguaggio naturale. Non è una rete neurale capace di imparare autonomamente, ma un sistema che segue un percorso preordinato. È quindi capace di rispondere a tutte le domande pensate dai programmatori, ma non può uscire dal sentiero tracciato. E' quindi un ottimo punto di partenza per i bot più semplici.

L'accelerazione sull'intelligenza artificiale arriva negli ultimi 10 anni. Nel 2011 Watson, il sistema di Ibm, batte in diretta televisiva i campioni americani di "Chi vuole essere milionario", una vittoria che ha una grande eco, ma non eccezionale considerato che il software aveva di fatto immagazzinato l'informazione presente su Internet.

Il fallimento di Tay e la svolta di Bert

Nel 2016 è la volta il Tay, l'account Twitter creato da Microsoft per sperimentare l'intelligenza artificiale: era programmato per rispondere in modo automatico a chiunque gli scrivesse. L'obiettivo era che Tay rispondesse in modo naturale, imparando da quello che leggeva in altre conversazioni e che gli veniva scritto. È stato un fallimento totale: in poche ore Tay ha iniziato a scrivere cose razziste, insultare e negare l'olocausto. Colpa dei troll, probabilmente, ma anche degli errori di programmazione della società. Forse anche della fretta di arrivare primi.

La svolta che si avvicina alle previsioni di Turing arriva nel 2018 con Bert, un modello di deep learning pre-addestrato su molti libri e sull'intera Wikipedia inglese per apprendere il linguaggio naturale. Un passo avanti decisivo che ha spianato la strada a Gpt-3 e un modello che utilizza anche Indigo adattandolo al linguaggio italiano. Ha infatti rilasciato una versione più leggera, BERTino, e sta continuando nell'intento di rilasciare versioni di Bert più accessibili e facili da utilizzare. La corsa degli ultimi anni è quindi frutto di anni di studi e ricerche che si sono concretizzati grazie ai recenti investimenti, alimentati dal crescente interesse sugli algoritmi.

Quale sfida dobbiamo affrontare oggi?

I passi avanti sono stati tanti, e oggi l'intelligenza artificiale è integrata praticamente in ogni attività quotidiana. Ma oggi gli operatori del settore hanno un'altra sfida. Non solo stare al passo con le innovazioni quotidiane dal punto di vista del business, ma soprattutto sapere governare e guidare uno sviluppo sano ed etico dell'intelligenza artificiale: affinché sia inclusiva e mai divisiva.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita. Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, inserire un commento (anche anonimo) o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Approfondimenti
Microsoft licenzia: i redattori di Msn sostituiti da un algoritmo
Lo smartphone che si rifiuta di scattare foto a luci rosse
Riconoscimento facciale, per aggirarlo basta una foto
Google combatte i deepfake inondando il web di deepfake
Musica personalizzata infinita con l'intelligenza artificiale
Google ti regala 5 dollari se ti lasci scansionare il volto
L'app che spoglia nude le donne in pochi secondi
L'intelligenza artificiale che capisce se una foto è stata manipolata
Microsoft apre l'intelligenza artificiale di Bing
Facebook, dipendenti pagati per analizzare i post degli utenti, anche quelli privati
UE, varate le linee guida per un'etica dell'Intelligenza Artificiale
Intelligenza artificiale genera volti, appartamenti, manga. E gattini
Intelligenza artificiale, arrivano i conduttori di TG virtuali

Commenti all'articolo (2)

{drew}
Avete trascurato il Lisp.... In ogni caso non esiste alcuna intelligenza artificiale, se non nei libri, nei film e.... negli articoli dei giornalisti. Come sa ognuno di noi, l'intelligenza è ben altro. Ci vorranno ancora molti, molti, molti anni...
23-4-2021 20:04

Dr Sbaitso... quanti ricordi....
21-4-2021 17:14

La liberta' di parola e' un diritto inviolabile, ma nei forum di Zeus News vige un regolamento che impone delle restrizioni e che l'utente e' tenuto a rispettare. I moderatori si riservano il diritto di cancellare o modificare i commenti inseriti dagli utenti, senza dover fornire giustificazione alcuna. Gli utenti non registrati al forum inoltre sono sottoposti a moderazione preventiva. La responsabilita' dei commenti ricade esclusivamente sui rispettivi autori. I principali consigli: rimani sempre in argomento; evita commenti offensivi, volgari, violenti o che inneggiano all'illegalita'; non inserire dati personali, link inutili o spam in generale.
E' VIETATA la riproduzione dei testi e delle immagini senza l'espressa autorizzazione scritta di Zeus News. Tutti i marchi e i marchi registrati citati sono di proprietà delle rispettive società. Informativa sulla privacy. I tuoi suggerimenti sono di vitale importanza per Zeus News. Contatta la redazione e contribuisci anche tu a migliorare il sito: pubblicheremo sui forum le lettere piu' interessanti.
Sondaggio
A Milano l'Ecopass si è trasformato in congestion charge: si paga per accedere al centro anche se si ha un'auto poco inquinante. Sei d'accordo?
Sono favorevole a questo modello, per le grandi città: bisogna usare meno l'auto.
Sono contrario in generale: non serve, è solo una tassa per spillare quattrini ai cittadini.
Era meglio il vecchio modello, in cui le auto meno inquinanti non pagavano (o pagavano di meno).
Il problema non mi tocca: non vivo e non vado mai né a Milano né in altre grandi città.

Mostra i risultati (2539 voti)
Aprile 2024
Enel nel mirino dell'Antitrust per le bollette esagerate
TIM, altre ''rimodulazioni'' in arrivo
L'algoritmo di ricarica che raddoppia la vita utile delle batterie
Hype e Banca Sella, disservizi a profusione
Falla nei NAS D-Link, ma la patch non arriverà mai
La navigazione in incognito non è in incognito
Le tre stimmate della posta elettronica
Amazon abbandona i negozi coi cassieri a distanza
Marzo 2024
Buone azioni e serrature ridicole
Il piano Merlyn, ovvero la liquidazione di Tim
Falla nelle serrature elettroniche, milioni di stanze d'hotel a rischio
L'antenato di ChatGPT in un foglio Excel
La valle inquietante
La crisi di Tim e la divisione sindacale
La fine del mondo, virtuale
Tutti gli Arretrati
Accadde oggi - 25 aprile


web metrics