Informatica resiliente e sopravvivenza

Cassandra Crossing/ Brillamenti solari, cigni neri e chip (3)



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-02-2025]

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Brillamenti solari, cigni neri e chip

Poi le cose peggiorerebbero ulteriormente, perché fin dall'inizio nessun veicolo, nessuna cosa si muove più. Anche se ci fosse ancora energia elettrica, qualsiasi veicolo abbia una centralina o un comando elettronici sarebbe inerte, guasto. Anche la vostra auto.

E probabilmente, se anche sapeste dove trovare i pezzi di ricambio, sarebbero guasti anche quelli. Allora dovreste aspettare che i fabbricanti di chip ne costruiscano di nuovi. No, perché anche loro sarebbero KO con i loro sofisticatissimi macchinari incisori di silicio fermi, forse per sempre.

E la gente comincerebbe a morire di fame, di malattie, di violenza nelle strade. Poi, entro qualche mese, mentre nei Paesi una volta chiamati sviluppati alcuni cercherebbero, forse con successo, di tornare indietro solo un paio di secoli; nei Paesi del terzo mondo comincerebbero le carestie vere. Senza concimi, senza grano, senza acqua, senza notizie non si conterebbero più i morti, ma i sopravvissuti. Le megalopoli del secondo e terzo mondo diventerebbero megacimiteri.

La rivoluzione informatica e tecnologica, per chi riuscisse a procurarsi un po' di legna, servirebbe solamente come argomento di racconti dei vecchi intorno a un falò.

Qualcosa potrebbe ovviamente sopravvivere. Tecnologie militari sottoterra, o vecchi microprocessori di fattura rozza e quindi più robusta dal punto di vista elettronico.

Nel qual caso progetti di informatica resiliente come CollapseOS, insieme a qualche 8008, Z80 o 6502 ritrovati su una vecchia scheda potrebbero essere l'inizio di una lenta e molto limitata ripartenza dell'informatica. Perché senza saper fabbricare chip, i pochi computer sopravvissuti diventerebbero oggetti preziosi, da venerare e a cui dedicare un tempio.

Far ripartire il ciclo industriale della produzione di microchip sarebbe un'impresa probabilmente impossibile, certamente non prima che fossero passate generazioni.

Ma ripartire da dove? Quanto in basso saremmo caduti? Rimarrebbe davvero qualcosa delle tecnologie di oggi, per evitare di tornare indietro di secoli? Belle domande.

Ma se il sole si fosse incazzato solo poco di più del normale, se il brillamento solare fosse stato piccolo piccolo, se l'impulso elettromagnetico fosse stato solo poco più intenso dell'evento di Carrington del 1859? Basterebbe probabilmente a distruggere i chip dell'infrastruttura digitale di oggi, mentre invece dei chip progettati in maniera più robusta, tenendo conto di questa eventualità, potrebbero sopravvivere, e con loro gli umani che ne dipendessero.

I progettisti e i fabbricanti di chip e di circuiti elettronici possono infatti prendere contromisure di una certa efficacia contro gli impulsi elettromagnetici. Già ai tempi della guerra fredda venivano prodotti chip rinforzati che potevano sopportare impulsi elettromagnetici prodotti, per esempio, da una esplosione nucleare che non fosse troppo vicina.

Questo era ovviamente volto a garantire solo il buon funzionamento dei sistemi d'arma e dei sistemi di comunicazione di battaglia, non la sopravvivenza della tecnologie a uso civile.

Ma purtroppo niente di tutto questo viene messo in conto nella produzione dei mirabolanti chip odierni che, essendo molto più densi, sono anche più sensibili agli impulsi elettromagnetici; gli intelligentissimi chip neurali, insieme alle memorie da decine di gigabyte e ai dischi SSD da decine di terabyte, non sopravviverebbero: sono stati progettati per velocità, economia e densità, ma non per resistere a questi eventi.

Anche se è impensabile far sì che l'elettronica di consumo di oggi possa essere realizzata in maniera resistente a questi fenomeni, realizzare almeno le infrastrutture vitali, tutte ormai digitalizzate, in modo che lo siano, sarebbe doveroso, anzi dovrebbe essere obbligatorio. Assicurerebbe maggiori possibilità di sopravvivenza non solo a noi, ma anche ai governi e alle multinazionali. Persino queste entità non umane avrebbero la convenienza ad adeguarsi e spendere qualche soldo in questa direzione.

Loro, come noi, non hanno la possibilità di scappare su Marte o Proxima Centauri.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 20)

{Viktor}
Nel 1859 le esigenze di carburanti erano di gran lunga inferiori ad oggi. Le raffinerie hanno sempre bisogno di elettricita'. Le riserve verrebbero esaurite molto prima del ritorno alla normalita'. Quindi qualunque apparato/veicolo a carburante fossile cesserebbe di funzionare. Qualunque attivita' umana su ampia scala... Leggi tutto
7-4-2025 11:39

che rivelano che ormai c'è chi non capisce più il sarcasmo. Questo è davvero triste e sì, magari non fosse così. Leggi tutto
5-4-2025 08:59

Pozzi e raffinerie di petrolio non funzionano con un motorino elettrico che aspira il liquido. Per chi è totalmente a digiuno di come funziona un impianto di estrazione dovrebbe tenere conto che il primo pozzo di petrolio e del 1859, un pochino prima dell'introduzione della corrente elettrica per i motori ed i lavori industriali.... Leggi tutto
4-4-2025 20:03

{viktor}
"Suvvia, sarà un dramma per quel 40 per cento di italiani che cucina col piano cottura ad induzione, il restante 60 per cento un piatto di spaghetti se lo fa comunque." Magari! Il restante 60 per cento dove lo prende il gas se i turbocompressori che spingono il metano fino a casa sono fermi? Gasolio, benzina, GPL,... Leggi tutto
4-4-2025 09:36

Suvvia, sarà un dramma per quel 40% di italiani che cucina col piano cottura ad induzione, il restante 60% un piatto di spaghetti se lo fa comunque. =)
3-4-2025 18:40

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