Poste Italiane si prepara alla convergenza tra telefonino e carta di credito. Volenti o nolenti, sarà una rivoluzione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-07-2007]
Poste Italiane ha annunciato alcuni giorni fa la prossima integrazione tra l'amatissima carta di credito Poste Pay e il servizio di telefonia cellulare Poste Mobile, offerto dalla stessa azienda.
Entro la fine dell'anno si potrà utilizzare il telefonino per per effettuare pagamenti, in maniera facile (pare bastino sei semplici passaggi) e, forse, economica.
Sembra la solita operazione di convergenza di tecnologie inutili e fighette, tipo l'iPhone ma, sotto sotto, c'è una vera rivoluzione. Il banale atto del pagamento, lo diciamo da tempo, è uno dei principali ostacoli a un'economia democratica.
Il sistema delle carte di credito è stato progettato per trasferire denaro da privati a imprese. Estremizzando, per drenare denaro da poveri a ricchi. Il poveraccio che vuole farsi pagare pochi euro per un software, un brano musicale e qualsiasi altra cosa, non vi ha accesso, se non a costi proibitivi.
Poste-pay, in questo panorama, rappresenta una piacevole eccezione. Non è necessario un conto in banca per attivarla (sono sufficienti 5 euro), ed è possibile effettuare le agognate "transazioni biiettive". Ma la diffusione, dicemmo, penalizza questo strumento. L'ideale sarebbe utilizzare il telefonino: la sua distribuzione supera di gran lunga quella dei calcolatori connessi all'internet, il suo uso è veramente alla portata di tutti.
Così, una notizia fiacca, l'entrata di Poste Italiane tra gli operatori telefonici virtuali, si rivela uno scacco importante all'intero sistema dei pagamenti. Le Poste sono una banca, anche se "sui generis, e gestiscono da banca una serie di carte di credito, prima fra tutte Poste Pay. Basta unire questo al prossimo ingresso nella telefonia mobile, e, voilà, la rivoluzione è servita.
Resta da domandarsi se queste formidabili leve potranno essere utilizzate da un'azienda che in questi anni ha brillato più per i clamorosi disservizi che per le innovazioni promesse ma (quasi) mai arrivate. Un'azienda che, più che in una banca, si è trasformata in un banale reseller di prodotti finanziari bolliti e fuori mercato, e un volgare negozio virtuale di impianti stereo e motorini.
Un'azienda che ha gettato il suo intero sistema informativo nelle braccia di zio Bill, con i conseguenti gravi danni agli utenti che periodicamente si susseguono. Un'azienda che non ha esitato a tentare la "furbata" della vendita dei CAP, lucrando su quello che, fino al giorno prima era proprietà pubblica.
La comunicazione dell'azienda, del resto, sembra orientata al basso profilo: le veline distribuite alla stampa di settore parlano solo della dolce mammina, che sarà contenta di poter ricaricare col telefonino la carta degli sventati paguri, che continueranno a fare i pirla dall'altra parte del mondo. Ma le potenzialità del nuovo mezzo di pagamento sono sotto gli occhi di tutti: staremo a vedere.
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