La Business Software Alliance accusa eBay di non prendere provvedimenti contro i venditori di software pirata. Tuonano minacce, esagerate come al solito.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-10-2008]
Quarantacinquemila programmi non originali, distribuiti in oltre diciottomila offerte per un danno presunto di 525 milioni di dollari; queste le cifre indicate da BSA per il primo semestre 2008. Peccato che come al solito la matematica faccia a pugni con la grammatica.
Stando ai ragionamenti di BSA, ogni programma taroccato corrisponderebbe a un valore commerciale di 11.670 dollari circa; ma evidentemente questo è un piccolo dettaglio che non viene ritenuto significativo dalla maggiore organizzazione a livello mondiale per la tutela degli interessi dei produttori di software.
Secondo BSA, il 95% del traffico notturno su internet sarebbe prodotto da download illegali, che sono ripartiti un po' dappertutto coinvolgendo pressapoco un terzo dei programmi in uso; Microsoft rincara la dose, affermando che dai rilievi effuettuati nel 2006 su un campione di 115 software venduti su eBay ben il 39% si erano rivalati contraffatti.
Perciò, prima di passare alle vie legali, BSA detta le opportune regole commerciali a eBay, "consigliando" di moltiplicare le diffide alle parti contraenti e soprattutoo di "limitare" le vendite dirette, evidentemente ritenute colpevoli di facilitare gli scambi illegali.
Occorre dire che, a livello internazionale, continua la campagna di colpevolizzazione degli scambisti di software, visti alla stragua di malefici parassiti del sistema economico. Certo è che, in tempi di magra, ha buon gioco chi si presta a gridare dàgli all'untore invece di fersi domande sul come e perché la peste nasca, piuttosto che sul come si diffonda.
Se n'è accorto perfino Bruno Retailleau, relatore sul progetto di legge "Création et Internet", cioè la disciplina - detta anche della "risposta graduale" - voluta da Sarkozy per combattere la pirateria informatica e che andrà in discussione al Senato d'oltralpe entro fine mese.
Retailleau, tra l'altro presidente della commissione parlamentare sul digital divide, propone una revisione sostanziale del progetto di legge, alla riscoperta dello spirito di equilibrio dell'originario "rapporto Olivenne"; nello stesso solco si muove l'associazione dei consumatori francesi "Que Choisir", che scrive al presidente della Commissione Europea Barroso, chiedendone l'intervento contro i tentativi di forzatura da parte del governo francese.
A tal proposito richiama le decisioni adottate a larghissima maggioranza nel quadro del "pacchetto telecom" circa il famigerato articolo 138, il cui emendamento più volte riscritto condannerebbe il principio della risposta graduale; e uno stato membro, aggiunge Que Choisir, non dovrebbe legiferare su quanto è oggetto di discussione a livello comunitario.
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merlin