[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-06-2016]
Un criminale sa di essere tale. I cosiddetti "pirati", ossia coloro che scaricano illegalmente contenuti protetti dal copyright, invece generalmente non pensano di star facendo qualcosa di male.
Nonostante le major e le associazioni che si battono contro la pirateria continuino ad assimilare al furto le attività dei pirati e, anzi, preferiscano evitare in toto il termine "pirati" che ha un certo sapore romantico, i milioni di persone che praticano il download di opere protette non avvertono il minimo senso di colpa.
Alcuni scienziati australiani affermano ora di aver scoperto come mai la pirateria in Internet venga percepita in maniera tanto innocua.
Dallo studio emerge che il cuore della questione sta nel fatto che la violazione di leggi che proteggono opere intangibili venga considerata diversamente, dal cervello umano, rispetto a quella di leggi che proteggono opere fisiche.
Nella prima fase dello studio i ricercatori hanno sottoposto un questionario ai volontari, per capire se fossero più inclini a "rubare" opere non tangibili (film, brani musicali) o gli equivalenti fisici (DVD, CD): il risultato, come forse era prevedibile, ha mostrato come i soggetti fossero più propensi a impadronirsi illegalmente di oggetti intangibili, indipendentemente dalla punizione prevista per quel reato.
Nella fase successiva i volontari sono stati sottoposti a una scansione del cervello per cercare di venire a capo delle motivazioni di questo comportamento.
«Il primo esperimento ha mostrato che i cervelli erano molto più attivi quando cercavano di immaginare oggetti intangibili rispetto a quanto lo erano cercando di immaginare oggetti tangibili, il che suggerisce che ci siano più difficoltà nel rappresentare oggetti intangibili» scrivono i ricercatori.
Ciò lascia pensare che questa difficoltà abbia un ruolo nella mancata presenza del senso di colpa durante il download di opere da Internet.
Poi, i ricercatori hanno operato un'ulteriore scansione dei cervelli dei volontari, questa volta chiedendo loro di immaginare sé stessi nell'atto di ottenere copie fisiche e copie digitali di film, brani musicali, software e serie televisive.
Hanno così scoperto che la parte della corteccia prefrontale chiamata corteccia orbitofrontale, associata al senso di moralità, era più attiva quando i soggetti immaginavano di sottrarre oggetti fisici, e molto meno attiva quando immaginavano di sottrarre opere digitali.
«Dal punto di vista evoluzionistico» - spiega il dottor Pascal Molenberghs, uno dei ricercatori - «abbiamo interagito maggiormente con beni fisici, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del senso di proprietà, ed è per questo che siamo portati a rispettarli più di quanto facciamo con oggetti intangibili, quali idee o software».
Tutto ciò, oltre a spiegare lo scarso senso di colpa provato dai pirati, può aiutare a capire la differenza di comportamento che si verifica quando da una interazione di persona si passa a una interazione "immateriale": la maggiore aggressività e supponenza che tanti registrano sui forum o sui social network rispetto a quanto avverrebbe se ci si confrontasse dal vivo potrebbero trovare qui le loro radici.
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