Un quinto dei siti più popolari della Rete svanisce insieme a quelli a luci rosse, senza che gli utenti lo sappiano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-07-2014]
Circa un anno fa, il Regno Unito ha dichiarato guerra alla pornografia online, promettendo filtri su ogni connessione.
A mano a mano che il parental control di Stato diventa realtà, sorgono sempre nuove perplessità sull'iniziativa fortemente voluta dal premier Cameron.
Al di là di ogni considerazione sull'opportunità di una tale mossa, c'è una questione tecnica da tenere ben presente: come già abbondantemente dimostrato in passato, filtri come quello che Cameron vorrebbe su ogni connessione generano un'impressionante quantità di falsi positivi, bloccando anche siti che sarebbero pienamente legittimi.
Non si tratta di mere ipotesi: all'inizio dell'anno il sito TorrentFreak, che si occupa di notizie relative al mondo di BitTorrent e non solo, è stato bloccato dai filtri imposti da Sky Broadband perché erroneamente considerato come un sito di file sharing e quindi automaticamente fatto passare per pirata; soltanto l'interessamento della BBC ha permesso di correggere l'errore.
Per mostrare agli utenti quale sia il destino verso cui si stanno dirigendo, l'Open Rights Group ha creato un sito che permette di verificare quali siti siano bloccati dai diversi provider.
Tramite questo sito ha potuto così scoprire ciò che già si poteva sospettare: una gran quantità di siti legittimi, ben il 20% dei 100.000 siti più popolari in Internet secondo Alexa, viene ingiustamente censurata.
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«Siamo rimasti sorpresi di scoprire che le impostazioni predefinite dei filtri bloccano circa un quinto dei 100.000 siti più popolari secondo Alexa. Vi sono molte altre cose oltre al porno, che costituisce circa il 4% di quella lista» ha commentato Jim Killock, dell'ORG.
I filtri di provider come BT e TalkTalk considerano potenzialmente pericolosi per i bambini anche siti come Facebook e Reddit, e di conseguenza li bloccano.
«La gente deve sapere che cosa sono i filtri e ciò che bloccano. Devono sapere che sono imprecisi e che distruggono le attività e la libertà di parola delle persone» commenta ancora Killock.
«Se pensano di averne bisogno» - prosegue il rappresentante dell'ORG - «è un loro diritto, ma almeno dovrebbero sapere che si tratta di una tecnologia molto imperfetta e che non li proteggerà granché, ma che anzi probabilmente creerà loro dei problemi».
Il fatto che gli ISP permettano agli utenti di disattivare i filtri non è una garanzia sufficiente: molti infatti non sono nemmeno a conoscenza dell'esistenza di questi filtri, oppure non vogliono sbloccare il porno ma desidererebbero comunque accedere ai siti di file sharing, e così si trovano senza via d'uscita.
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