Usando ''pixel meccanici'' fatti di grafene avremo schermi più flessibili, efficienti e duraturi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-11-2016]
La scoperta, come a volte accade, è stata fatta per caso.
Alcuni ricercatori dell'Università di Delft, nei Paesi Bassi, hanno scoperto le basi di quella che un giorno potrebbe essere una nuova tecnologia per la realizzazione dei display.
Gli scienziati stavano lavorando con dei pannelli di ossido di silicio ricoperti da un doppio strato di grafene. Nel pannello erano stati praticati dei fori (il cui diametro misurava un decimo dello spessore di un capello umano) e lo strato di grafene risultava dunque "teso" sopra le cavità in corrispondenza dei fori.
Questa particolare conformazione ha permesso ai ricercatori di accorgersi di un dettaglio curioso: il grafene cambiava colore in base al variare della pressione all'interno delle cavità.
Ogni volta che cambiava la pressione, infatti, il grafene diventava concavo o convesso, e ciò cambiava il modo in cui la luce veniva riflessa, dando vita di conseguenza a differenti colori.
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«In linea di principio» - ha spiegato Santiago Cartamil-Bueno, uno dei ricercatori - «il grafene è trasparente; è così sottile che praticamente non riflette la luce. Ma noi stavamo usando un doppio strato di grafene, capace di riflettere più luce».
Grazie a questa scoperta, in teoria è possibile creare un display che usi dei pixel «meccanici», costituiti ciascuno da una cavità ricavata in un pannello sopra al quale sia steso uno strato di grafene: cambiando la pressione nella cavità il pixel assume un determinato colore, e l'insieme dei pixel dà vita all'immagine.
Come molti schermi e-ink, questa soluzione è piuttosto efficiente dal punto di vista energetico: una volta che l'immagine è stata creata, non serve energia per mantenerla.
Tuttavia, prima che tutto ciò diventi realtà bisognerà affrontare alcuni problemi.
Per esempio, il sistema è ottimo se si vogliono realizzare schermi che siano illuminati da una sorgente di luce esterna, ma non può essere adoperato per costruire schermi retroilluminati: è lo stesso problema degli schermi e-ink.
Inoltre, per ora il cambiamento di colore è risultato visibile soltanto al microscopio, poiché costruire un dispositivo di dimensioni tali che l'effetto sia visibile all'occhio umano è molto costoso.
In aggiunta a tutto ciò, bisogna tenere presente che i ricercatori ancora non sanno se sia possibile ottenere dei colori puri: «Io ho visto l'intero arcobaleno di colori» - racconta Cartamil-Bueno - «ma non siamo riusciti a ottenere un colore pure come il rosso o il blu».
Per il momento, gli scienziati di Delft stanno lavorando sul modo per controllare con precisione i cambiamenti di pressione nelle cavità: l'ipotesi è che lo si possa fare elettrostaticamente, come nei display Mirasol di Qualcomm.
Cartamil-Bueno ritiene che, se si riuscirà a sviluppare come si deve questa tecnologia, grazie al grafene avremo un giorno schermi molto più leggeri e flessibili - e anche più duraturi - rispetto a quelli attuali.
La speranza, ora, è di riuscire a produrre un prototipo in tempo per il Mobile World Congress di Barcellona del 2017.
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