Il tempo passato davanti allo schermo non inciderebbe sul benessere dei più piccoli.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-12-2017]
Quantificare esattamente il tempo che è lecito concedere ai bambini di passare davanti allo schermo dello smartphone, del tablet o del Pc è una pratica che, agli occhi di molti, più che avere il sapore della scienza ha quello dell'alchimia.
Posto che c'è un generale consenso circa la generica affermazione in base alla quale è sconsigliabile lasciare gli apparecchi elettronici in mano ai bambini «per troppo tempo», il problema resta l'accordo su quel «troppo».
Negli Usa l'American Academy of Paediatrics ha stilato nel 2010 e rivisto nel 2016 alcune linee guida, in base alle quali il limite giornaliero per l'uso di smartphone e soci da parte dei bambini, al fine di mantenere il loro benessere psicologico, sta tra l'una e le due ore.
Ora però una ricerca condotta presso l'Università di Oxford, nel Regno Unito, contesta quelle conclusioni, ritenendo che siano troppo restrittive.
I ricercatori hanno intervistato circa 20.000 genitori di bambini tra i due e i cinque anni, informandosi sulla relazione tra l'uso della tecnologia da parte dei figli e il loro benessere, conducendo osservazioni per un mese.
Durante il periodo della ricerca sono stati considerati vari fattori come l'attaccamento dei bambini alle persone che si prendevano cura di loro, l'impatto dell'uso della tecnologia sulla resilienza emotiva, sulla curiosità e sull'affettività positiva.
I risultati dimostrano che «non ci sono correlazioni concrete tra l'adozione dei limiti indicati nelle linee guida del 2010 o nella revisione del 2016 e il benessere dei bambini».
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I bambini tra i due e i cinque anni che seguono quelle indicazioni mostrano - spiegano gli autori dello studio - «livelli leggermente più alti di resilienza», che sono tuttavia compensati «da livelli inferiori di affettività positiva».
Il dottor Andrew Pryzbylski dell'Oxford Internet Institute, pricipale autore dello studio, riassume così le conclusioni: «Tutto considerato, i dati suggeriscono che la teoria secondo la quale l'utilizzo degli schermi digitali sia di per sé deleteria per il benessere psicologico dei bambini abbia scarse basi, o addirittura nessuna».
Che cosa conta davvero, quindi? «Il contesto familiare più ampio» - spiega il dottor Pryzbylski - «insieme al modo in cui i genitori stabiliscono le regole relative al tempo da dedicare degli schermi digitali e alla possibilità di impegnarsi a esplorare insieme il mondo digitale è più importante del dato grezzo circa il tempo passato davanti allo schermo».
Stabilito quindi che non è il caso di demonizzare il mezzo in sé, da un lato l'importante è concentrarsi sul farne un uso buono; dall'altro - come suggerisce la co-autrice dottoressa Netta Weinstein - «è indispensabile che gli studiosi conducano ricerche rigorose e aggiornate per identificare i meccanismi in base ai quali l'esposizione agli schermi per un dato periodo di tempo possa avere effetto sui bambini, e scoprire quanto profondi siano tali effetti».
Poiché da altre ricerche è noto che l'uso degli smartphone e dei tablet da parte degli adolescenti non ha effetti immediatamente negativi sul loro benessere, e che tuttavia la dipendenza da smartphone è una realtà con conseguenza misurabili, trovare il punto di equilibrio è una compito urgente.
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