Per il Partito Pirata è un passo indietro per la libertà di espressione online.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-02-2019]
Il Parlamento Europeo ha elaborato una versione definitiva della nuova Direttiva Europea sul Diritto d'Autore che include il famigerato Articolo 13, contro il quale diverse personalità di Internet si sono opposte sin da quando è stato presentato ma sulle quali i legislatori ora sembrano tutti d'accordo: si attende soltanto il voto finale.
Quando la direttiva venne presentata lo scorso settembre, su quell'articolo i legislatori europei si divisero: in particolare si diffuse la paura che con quella norma si bloccasse la circolazione dei contenuti a causa dell'obbligo di utilizzare filtri che identificassero ogni materiale protetto da diritto d'autore che venisse caricato su ogni sito web.
Da allora negoziati e trattative si sono susseguiti ma di recente un'intesa tra Francia e Germania ha portato anche gli altri membri ad accettare la soluzione di compromesso che ora è stata approvata.
In sostanza, la norma prevede che ogni attività commerciale operante sul web debba ottenere un'autorizzazione dai legittimi detentori del diritto d'autore per ogni opera protetta da copyright presente sul proprio sito, sia che essa venga caricata dal personale dell'attività stessa sia che ad effettuare l'upload siano gli utenti.
Ciò significa, per esempio, che siti come YouTube o i social network, nei quali i contributi degli utenti sono la forma principale di creazione di contenuti, devono verificare che ogni opera caricata sia in possesso di regolare licenza.
Per far ciò dovranno per forza dotarsi di filtri che esaminino tutto il materiale di cui venga fatto l'upload, così da evitare la pubblicazione di quanto non sia in regola, o quantomeno la sua immediata rimozione dopo una pubblicazione accidentale.
Nella versione originale dell'articolo 13, le «piccole aziende» erano escluse da quest'obbligo. Ora quella parte della norma è cambiata e, secondo i suoi detrattori, è cambiata in peggio.
Infatti, a essere escluse ora sono soltanto quelle realtà che sono attive da meno di tre anni, che hanno meno di cinque milioni di visitatori unici al mese e un fatturato annuo inferiore ai 10 milioni di euro. In pratica, restano fuori solo le piccole startup.
I primi a criticare questa formulazione sono i membri del Partito Pirata Europeo, che definiscono l'attuale articolo 13 «una minaccia per i piccoli editori, autori e utenti di Internet, che rischia di consegnare l'Internet che conosciamo oggi nelle mani esclusive dei giganti della tecnologia e dei media».
Inoltre, a rischio è anche la pubblicazione di lavori del tutto legittimi che possono venir bloccati dai filtri a causa degli inevitabili falsi positivi.
«Anche i filtri più sofisticati» - continua Julia Reda, europarlamentare del Partito Pirata - «di tanto in tanto bloccano contenuti perfettamente legali. Obbligare le piattaforme a usare filtri sugli upload non soltanto porterà a blocchi ancora più frequenti di contenuti legali, ma renderà anche più difficile la vita per le piattaforme più piccole, le quali non si potranno permettere i software di filtraggio».
A obiettare contro la Direttiva Europea sul Copyright ci sono poi anche diversi artisti, anche se la maggior parte dei creatori professionali di contenuti è soddisfatta del testo.
Secondo Julia Reda, comunque, la battaglia non è ancora conclusa: «La giornata di oggi costituisce un passo indietro per la libertà di espressione online, ma non siamo ancora al capolinea: possiamo ancora combattere contro i filtri sull'upload e contro la tassa sui link. Dobbiamo inviare un messaggio chiaro: vogliamo proteggere i diritti degli autori e anche quelli degli utenti e dei piccoli editori».
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Wikipedia italiana oscurata per protestare contro la riforma del copyright
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