[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-03-2019]
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L'UE si accorda sull'Articolo 13: filtri sull'upload sempre più vicini
Con 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astensioni, l'Unione Europea ha approvato la riforma della direttiva sul diritto d'autore che tante critiche s'era attirata nei mesi scorsi e, di recente, aveva portato Wikipedia a protestare con un oscuramento delle proprie pagine.
Come chi ha seguito la vicenda dovrebbe ricordare, sono due i punti più controversi della nuova direttiva: l'Articolo 11 e l'Articolo 13.
Il primo, comunemente battezzato «tassa sui link», è stato scritto con tutta evidenza per mettere i bastoni tra le ruote a Google News (ma, in parte, anche a Facebook).
Esso nasce con l'intento dichiarato di garantire un compenso ai creatori di contenuti originali che, nell'ottica dei parlamentari europei, si vedono sottrarre i guadagni del proprio lavoro dalle grandi aziende di Internet.
Nel caso dei giornali online e dei siti di notizie, per esempio, la raccolta automatizzata di titoli operata dal già citato Google News è messa sotto accusa in quanto sarebbe una sorta di "appropriazione indebita" del lavoro altrui da parte di Google.
L'articolo 11, nella sua ultima formulazione, vuole prevenire proprio questo fenomeno: non vietare i link in sé, dato che nel testo è stato inserita esplicitamente una frase che spiga come la norma «non si applica all'atto di inserire dei link ipertestuali» né «si applica nei confronti dell'uso di singole parole o di estratti molto brevi di pubblicazioni stampate».
Invece, come spiega Danny O' Brien della Electronic Frontier Foundation, «ciò che stanno cercando di fare è prevenire la raccolta automatica [dei contenuti]», ossia esattamente ciò che fa Google News recuperando senza alcun intervento umano i titoli dai vari siti.
Vero obiettivo di quest'articolo è quindi, secondo O'Brien, impedire a Google News di usare i titoli nella costruzione dei propri link, e in questo modo convincere Google a corrispondere un compenso agli autori delle notizie.
L'articolo 13 riguarda invece un aspetto diverso, ossia garantire che i contenuti caricati e messi disponibili in Rete non costituiscano una violazione del diritto d'autore ma siano creazioni originali dei loro uploader.
È, in pratica, la nota questione dei "filtri sull'upload": piattaforme come YouTube dovrebbero, secondo le intenzioni dell'Unione Europea, vigilare affinché nessuno carichi contenuti copiati, fatte salve alcune libertà come la creazione di parodie e il diritto di citazione o di critica.
Il risultato è una legislazione piuttosto vaga che spera nella collaborazione tra le piattaforme e i detentori dei diritti per evitare che, nel tentativo di bloccare la diffusione del materiale in violazione, vengano cestinate anche tutte le opere legittime dei singoli utenti.
L'articolo in sé in realtà non impone l'adozione di filtri sull'upload, ma confida nel fatto che le piattaforma «trovino soluzioni innovative» per proteggere il diritto d'autore. In caso contrario, tuttavia, i legislatori europei riconoscono che generalmente si ricorrerà proprio ai filtri.
Nell'annunciare la riforma il Parlamento Europeo precisa per altro che «molte piattaforme online non saranno interessate» dal cambio di normativa, in quanto il testo «specifica che il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale come Wikipedia, o su piattaforme software open source come GitHub, sarà automaticamente escluso dal campo di applicazione della direttiva».
Non solo: secondo il relatore Alex Voss « l'accordo contiene numerose disposizioni per garantire che Internet rimanga uno spazio di libera espressione. Tali disposizioni non erano di per sé necessarie, perché la direttiva non creerà nuovi diritti per i titolari. Tuttavia, abbiamo ascoltato le preoccupazioni sollevate e abbiamo scelto di garantire doppiamente la libertà di espressione. I "meme", le "gif", gli "snippet" sono ora più che mai protetti».
Nonostante le rassicurazioni, la situazione si chiarirà soltanto con il tempo e con il progredire dell'iter di trasformazione della direttiva in leggi degli Stati nazionali.
Dopo l'approvazione da parte del Parlamento, infatti, è ancora necessaria quella del Consiglio dei Ministri UE; a quel punto la direttiva potrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE, e a due anni dalla data di pubblicazione entrerà in vigore.
Nel frattempo, i singoli Stati dovranno recepirla introducendo le leggi necessarie affinché sia fatta rispettare.
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Passa la direttiva UE sul copyright. E adesso?
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