Tra un anno il Digital Markets Act aprirà le porte del ''giardino recintato'' di Apple.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-05-2022]
Primavera 2023: secondo quanto dichiarato dalla vicepresidente della Commissione Europa Margrethe Vestager, è allora che il Digital Markets Act diventerà operativo in tutto il territorio dell'Unione.
Sin dalla sua concezione, questa normativa è stata avversata dai giganti della tecnologia - Meta, Apple, Google, Microsoft, Amazon - che ne sono in effetti i bersagli principali: quando entrerà in vigore, ammesso che Consiglio e Parlamento la approvino, molte delle barriere più o meno posticce poste in essere dalle varie piattaforme dovranno cadere.
I diversi servizi di messaggistica dovranno essere in grado di cooperare, come avevamo anticipato, ma ciò che più ancora preoccupa Apple è che l'Unione Europea a quel punto potrebbe imporle di abbattere il recinto del giardino in cui vivono le applicazioni per iOS.
Allo stato attuale, infatti, se Android permette di installare su smartphone e tablet applicazioni ottenute da fonti che si trovano all'esterno del Play Store (investendo quindi l'utente della responsabilità di verificare la bontà di dette fonti), per iPhone e iPad ciò non è possibile: tutto deve provenire dall'App Store.
All'interno dell'App Store stesso, poi, vi sono ulteriori limitazioni: per esempio, non sono ammessi browser che usino un motore di rendering diverso da Webkit, il motore di Safari. Di conseguenza app come Firefox, che pure esistono in versione per iOS, sono soltanto una pallidissima imitazione dell'originale.
Per questi e altri motivi (come certe limitazioni imposte agli sviluppatori), l'Unione Europea vede l'App Store come un freno all'innovazione e lo sospetta di pratiche anticoncorrenziali: il DMA dovrebeb quindi diventare il grimaldello per aprire le porte del recinto di Apple, consentendo alle app di terze parti di entrarvi.
Quando poi la normativa sarà in vigore, chi non la rispetterà rischierà una sanzione che potrà arrivare al massimo al «10% del giro d'affari globale dell'azienda in violazione», ma potrà raggiungere il 20% in caso di violazioni ripetute.
Il 2023 si preannuncia quindi come l'anno di uno scontro diretto tra i grandi nomi della tecnologia e la Commissione Europea.
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