Secondo uno studio la mancanza di relazioni faccia a faccia, sostituite da surrogati digitali, può portare a coltivare pensieri suicidi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-05-2022]
Si parla da tempo degli eventuali effetti nocivi dei cellulari su bambini e giovani, ma in generale le discussioni si concentrano sulla possibilità che le onde elettromagnetiche possano causare danno.
Un recente studio dei Sapien Labs, condotto in 34 Paesi, affronta invece la questione della diffusione degli smartphone tra i più giovani da un altro punto di vista: quello dell'impatto sulla salute mentale e sulle relazioni sociali.
Secondo i ricercatori si può stabilire un legame tra il peggioramento di questi due parametri e la parallela crescita della diffusione degli smartphone, considerata una causa importante di isolamento sociale.
I dati sui quali si basa lo studio mostrano che, mediamente, ciascuno passa tra le 7 e le 10 ore al giorno su Internet e, di conseguenza, resta poco tempo per le interazioni sociali di persona.
«Stimiamo che precedentemente all'avvento di Internet» - si legge nello studio - «prima di compiere 18 anni si fossero trascorse tra le 15.000 e le 25.000 interagendo di persona con la famiglia e con i pari». Ora, invece, il tempo trascorso nello stesso modo è sceso drasticamente: si calcola che si situi tra le 1.500 e le 5.000 ora.
Il problema - come spiega la dottoressa Tara Thiagarajan, è che l'interazione personale è l'unico modo di acquisire certe abilità, come la lettura delle espressioni facciali e del linguaggio del corpo, le risposte emotive appropriate, la risoluzione dei conflitti e altro ancora, fondamentali per lo sviluppo socio-emotivo.
Il rischio, per chi manca di queste capacità, è di finire con il sentirsi separati dalla società e arrivare a coltivare pensieri suicidi.
I dati mostrano che, rispetto agli adulti, i giovani che hanno tra i 18 e i 24 anni hanno sintomi peggiori per quanto riguarda la presenza di pensieri ossessivi o non voluti, i problemi di autostima, la sensazione di distacco dalla realtà, la difficoltà nelle relazioni con gli altri, la presenza di pensieri legati al suicidio, la paura e l'ansia, i sentimenti di tristezza o di depressione.
«Tutto ciò evidenzia la gravità e la natura delle sfide poste dall'isolamento sociale e dall'interazione digitale a scapito delle interazioni sociali che avvengono di persona» sottolinea la dottoressa Thiagarajan, il cui studio evidenzia chiaramente come il declino sia iniziato a partire dal 2010, ossia in coincidenza con l'inizio del successo degli smartphone.
Il campanello d'allarme suona quindi per i genitori, che dovrebbero porre particolare attenzione al modo in cui i figli utilizzano i dispositivi tecnologici e il loro grado di affidamento alle relazioni interpersonali mediate dagli apparecchi digitali: il rischio, molto più pesante di quello che veniva attribuito all'influenza delle televisione, è che da adolescenti e giovani adulti si ritrovino a soffrire di molto problemi allo stesso tempo vari e molto concreti.
«La costellazione di sintomi che domina il profilo mentale dei giovani adulti» - spiega ancora la dottoressa - «non corrisponde a un singolo disturbo rilevabile in base al DSM».
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