Chrome? Esiste per servire la ricerca Google

L'ammissione è agli atti del processo in corso negli USA per violazione delle norme sulla concorrenza.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-10-2023]

chrome serve ricerca google processo antitrust

Anche se la pubblicità in merito non è molta, negli Stati Uniti si sta svolgendo un contenzioso legale che vede da una parte Google e dall'altra il Dipartimento di Giustizia americano, che accusa l'azienda di violazione delle norme antitrust.

La maggior parte degli atti e delle udienze è secretata, e pertanto è difficile avere in tempo reale un quadro della situazione, ma di tanto in tanto emergono informazioni interessanti che, al di là dell'andamento del caso, possono essere utili agli utenti per prendere decisioni informate sui software che adoperano.

L'ultimo scampolo di informazione riguarda il browser Chrome e proviene da uno scambio di email all'interno di Google, presentato come prova; in particolare è utile leggere l'email inviata il 9 ottobre 2020 da Jim Kolotouros, vicepresidente responsabile della divisione Android Platform Partnership.

All'interno di un discorso che tratta di quali siano le parti di Android su cui porre maggiormente l'attenzione affinché Google tragga guadagno da esse, l'argomento diviene la possibilità per gli utenti di scegliere da sé il browser predefinito (sugli smartphone, in questo caso).

Ebbene, se c'era qualche dubbio circa i motivi per i quali Google ha creato Chrome, Kolotouros li dissolve con una sola frase: «Chrome esiste per servire la ricerca Google, e se non lo può fare perché le norme impongono che sia l'utente a selezionarlo, allora il valore dell'utilizzo di Chrome da parte degli utenti scende quasi a zero (secondo me)».

La rivelazione non sarà eccezionale per chiunque abbia considerato anche soltanto per un secondo quale sia l'attività principale di Google, ma è la prima volta che essa viene servita su un piatto d'argento, sia pure attraverso la pubblicazione di un messaggio che sarebbe dovuto rimanere soltanto interno.

Certamente sono lontani i tempi in cui si vociferava che il motto di Google fosse «Don't be evil», e d'altra parte è anche normale che un'azienda cerchi di generare traffico verso la propria attività principale, ma è senz'altro un bene ricordare a chi l'avesse scordato o non l'avesse mai considerato che è decisamente improbabile che una multinazionale tanto potente offra un prodotto gratuitamente soltanto su suggerimento del proprio buon cuore.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 9)

Se la possono giocare, appunto... :roll:
12-11-2023 17:57

L'importante per loro è l'appiglio del ragionevole dubbio poi se la possono giocare con la testimonianza del manager che certamente confermerà che si trattava di una sua opinione personale e che si pente e si scusa di aver usato uno strumento aziendale per condividerla.
12-11-2023 10:45

Questa può essere la linea di difesa. Ma quando una figura aziendale parla per canali aziendali, la responsabilità di ciò che esprime rimane aziendale. Quindi in tribunale se la giocheranno, ma non avendo la vittoria per scontata.
6-11-2023 08:39

In questo caso però pare che la postilla di aggancio per gli avvocati ci fosse, in fondo è solo un opinione personale del manager e non dell'azienda...
5-11-2023 11:03

Probabilmente c'è. Ma applicarla può non essere semplice, specie quando ha a che fare con le alte sfere che danno per scontato di poter fare quel che gli pare... Leggi tutto
4-11-2023 17:31

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