Il MIT Media Lab svela la macchina anti digital divide. Sarà rivoluzionaria sotto molti aspetti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-10-2005]
Secondo i detrattori, sembrava un progetto destinato ad arenarsi in breve tempo. Ma Nicholas Negroponte, il fondatore del Media Lab del MIT, è un osso duro, e c'è da scommettere che porterà a compimento la sua impresa.
Il computer portatile che contribuirà a colmare il digital divide, grazie a economicità, robustezza e software opensource, si farà e costerà meno di cento dollari (circa ottantadue euro al tasso di oggi).
Il progetto, sostenuto da AMD, Brightstar, News Corporation e Red Hat, darà vita a un notebook completamente diverso, nella forma e nei contenuti tecnici, dalle macchine smart che, qui nei paesi ricchi, siamo abituati a desiderare.
Per la realizzazione di questo scopo, sono saltate tutte le regole del marketing tradizionale. Via gli intermediari e i pubblicitari, il rapporto sarà tra il produttore e l'ente acquirente (un governo o una ONLUS), e per numeri considerevoli. Inoltre, qualsiasi evoluzione tecnologica futura, condurrà alla riduzione dei costi, e non all'aumento di gadget a parità di prezzo.
Il primo prototipo dovrebbe essere pronto entro novembre, si spera di metterlo in produzione il prossimo anno. Sono necessari volumi di produzione importanti, se si vuole mantenere il livello di costo unitario desiderato. Il Media Lab prevede quindici milioni di pezzi il primo anno, destinati ai bambini di Brasile, Egitto, Tailandia e Sud Africa.
Nella presentazione ufficiale di venerdì scorso, Negroponte ha insistito sulla sua robustezza: "dovrà essere assolutamente indistruttibile". L'obiettivo è uno strumento che i bambini possano usare quasi ovunque, facilmente trasportabile da casa a scuola. Per esempio, il cavo di alimentazione fungerà da bretella per il trasporto.
Questi PC non serviranno a informatizzare il terzo mondo, ma aiuteranno ad alfabetizzarlo. L'idea nasce dall'esperienza di Negroponte in Cambogia, dove la sua fondazione aveva donato a una comunità rurale alcuni PC portatili da utilizzare a scuola e a casa.
Non saranno usati, dunque, per insegnare ai bambini le tecniche di programmazione, videoscrittura e hacking, almeno non subito. Serviranno invece per imparare a leggere e scrivere, visto che la loro leggerezza e connettività farà risparmiare chili di carta stampata, matite e quaderni (anche se ovviasmente non potrà sostituirli del tutto).
La CPU, fornita da AMD, sarà da 500 megahertz, e la memoria di massa sarà affidata a un flash-drive da 1 gigabyte. Sarà possibile switchare lo schermo da full-color (1 megapixel) a monocromatico, per utilizzarlo anche all'aperto in pieno giorno. Il software sarà ovviamente Linux.
Le macchine saranno in grado di connettersi tra loro, via cavo o senza fili. In uno scenario in cui molti di questi PC sono presenti in uno stesso villaggio, si potranno creare interessanti modelli di comunicazione basati su standard peer to peer, e, dove possibile, raggiungere economicamente la dorsale internet più vicina.
Molte iniziative di cooperazione analoghe sono state frustrate dallo sciacallaggio, e le macchine donate sono state rivendute di sottobanco nei paesi ricchi. "Con questi notebook non accadrà," sostiene Negroponte, "il loro design è così originale che sarebbe come tentare di rivendere mobili rubati da una chiesa."
Come detto in precedenza, il progetto ha alcune cartatteristiche che lo rendono rivoluzionario. Potrebbe assicurare connettività e informatizzazione anche a milioni di poveri nei paesi industrializzati, e potrebbe costituire un argine al cartello di produttori di hardware sempre più compatto e invadente, come mostra la crescita di Palladium e della DRM.
Proprio per questo motivo, si attende, nel prossimo periodo, la reazione di zio Bill e soci.
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