Alessandro Gilioli e Guido Scorza sui limiti alla libertà di espressione su Internet nel nostro Paese.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-03-2015]
Meglio se taci. Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia.
Così si intitola il breve, denso e graffiante saggio, per i tipi di Baldini e Castoldi, scritto a quattro mani da due esperti e militanti della libertà di espressione in Rete come il giornalista Alessandro Gilioli e l'avvocato Guido Scorza.
Gilioli e Scorza partono dalla situazione di arretratezza nell'accesso a Internet: l'Italia è il Paese con la velocità media di navigazione più bassa d'Europa, in cui c'è la percentuale più alta di persone che non hanno mai navigato in Rete e di persone che non accedono alla Rete tutti i giorni.
La situazione non è casuale ma voluta, perché non accedere alla Rete significa essere meno cittadini, meno trasparenza delle istituzioni, meno possibilità di criticare e denunciare gli errori della classe dirigente politica ed economica.
L'Italia è un Paese dove c'è ancora una legge applicata da magistrati ignoranti delle novità tecnologiche per cui un blog di denuncia della mafia come Accade in Sicilia deve arrivare fino in Cassazione per vedersi riconosciuto il diritto a stare on line senza essere registrato per forza in Tribunale; o dove il direttore di TeleJato Pino Maniaci, più volte minacciato e boicottato dalla mafia, viene condannato dalla magistratura perché esercita il diritto di informare senza essere iscritto all'Ordine dei Giornalisti.
Se l'Italia ha un primato è quello negativo del permettere a un'autorità amministrativa nominata dal potere politico come l'Agcom di rimuovere contenuti multimediali protetti dal diritto di autore, senza passare dalla decisione della magistratura in un regolare procedimento; il regolamento Agcom, per iniziativa dello stesso Scorza e di associazioni come Altroconsumo, dovrà essere giudicato se costituzionalmente legittimo dalla stessa Corte Costituzionale nei prossimi mesi.
Il regolamento è stato voluto fortemente dall'industria multimediale americana, che riesce a rimuovere contenuti da siti esteri che nemmeno le autorità Usa gli permettono di fare.
Infine si avverte la mancanza di una legge come la "Freedom of Information Act" che costringa il governo a pubblicare dati necessari per la trasparenza dell'azione politica e amministrativa.
Invece sembra che siano segreti perfino i verbali del Consiglio dei Ministri e la partecipazione dei ministri alle sedute parlamentari, la cui pubblicazione parziale è affidata alla sensibilità e al buon cuore del premier, come è avvenuto per il caso recente del ministro Boschi, socio e familiare di soci di una banca popolare su cui il governo Renzi ha varato un decreto.
All'anomalia italiana poi si sovrappongono problemi globali come le policy di Facebook, un media di rilevanza mondiale, che rischiano di imporre una visione particolare: per esempio la proibizione assoluta di trasmettere i video degli sgozzamenti del Califfato a tutta l'informazione internazionale e italiana.
L'articolo 21 della Costituzione è un diritto fondamentale del cittadino: non richiede per essere esercitato registri o patenti ma solo la libertà di poterlo fare e le responsabilità di farlo senza ledere i diritti degli altri. Su questo in Italia c'è ancora molta strada da fare.
Titolo: Meglio se taci
Autori: Alessandro Gilioli, Guido Scorza
Editore: Baldini & Castoldi
Prezzo: 15 euro.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|