In Italia smart working per un lavoratore su due



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-07-2018]

smart

Anche il mercato italiano segna la tendenza che si registra a livello globale, dove è sempre più smart working. Dalle imprese multinazionali alle start up sino ai freelance, il quadro che si va delineando depone a favore di una maggiore richiesta di spazi di lavoro flessibili. Il dato è confermato anche da una recente ricerca condotta in Italia da IWG, gruppo primario di aziende fornitrici di spazi di lavoro flessibile, tra cui Regus e Spaces.

Più in dettaglio, dalla ricerca emerge il 56% degli intervista dichiara di lavorare abitualmente in un luogo diverso dalla sede principale dell'azienda, il 41% sostiene di utilizzare spazi di lavoro flessibili una volta alla settimana. L'articolo continua qui sotto.

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Addirittura l'80% degli interpellati indica nel fattore produttività la chiave vincente del lavoro flessibile: lavorare in luoghi diversi rispetto al classico ufficio, sembra aumenti l'efficienza produttiva. Produttività che va di pari passo con la soddisfazione del lavoratore, che aumenta, per il 71%, lavorando da remoto.

Smart working significa anche adeguarsi con tempestività alle richieste del mercato: dal campione intervistato, si evince che, tra i motivi principali per cui si ricorre allo smart working vi è la capacità di rispondere rapidamente alle tempistiche dei mercati in cui si sviluppa o si contrae il business, sfruttando il fattore competitività, garantito da "uffici flessibili", che garantiscono una presenza capillare sui mercati internazionali, mantenendo un filo diretto con la sede principale dell'azienda.

Da non trascurare, tra i motivi che depongono a favore del lavoro flessibile, anche gli aspetti legati ai costi di gestione degli uffici. Infatti, secondo gli intervistati, questa modalità di lavoro comporta minori costi di gestione immobiliare, con conseguente capacità di liberare capitali da investire nella crescita.

Tra i fattori positivi che depongono a favore di spazi alternativi in cui lavorare sono da annoverarsi, sempre secondo il campione demoscopico, l'ottimizzazione dei costi, la riduzione dei tempi improduttivi legati al pendolarismo e, laddove gli utilizzatori sono nuove imprese e start up, il minor rischio legato agli investimenti iniziali.

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Commenti all'articolo (5)

Beh considerando che oggi molte aziende hanno più stabilimenti e che nella statistica hanno considerato smart worker anche coloro che non lavorano nella sede principale - cosa che non condivido - si fa poi abbastanza presto ad andare su con i numeri. Quasi tutte le multinazionali non hanno la loro sede principale in Italia.... :roll:
14-7-2018 14:31

secondo me questa statistica fa acqua... è impossibile che un lavoratore su due sia uno smartworker dai... non siamo la silicon valley... io non avrò sto gran giro di amicizie e di parenti ma ne conosco solo un paio.
10-7-2018 19:25

Francamente ho sempre più il sospetto che lo smart working sia un modo subdolo per metterlo nel solito posto ai lavoratori che lo praticano facendoli lavorare 24/7 con la scusa che possono lavorare dove, como e quando vogliono. Sicuramente mi sbaglierò, però...
7-7-2018 14:27

Esatto, allora faccio parte anch'io della categoria, ma il mio lavoro non è smart, nè la ditta è una moderna startup. Anzi ad oggi, aprire startup, piattaforme, significa poi fare contratti bislacchi, per cose che poi...sono sempre esistite. Ad esempio ho letto che ci sono startup che consegnano pasti, o spesa a domicilio, e queste... Leggi tutto
5-7-2018 08:22

Bisognerebbe vedere le domande, perche' se chiedi "lavori abitualmente in un luogo diverso dalla sede principale dell'azienda?", risponderanno di si: - camionisti - autisti di bus - ferrovieri - muratori - pescatori - vigili/polizia - tutte le persone che lavorano in uffici distaccati (quindi non nella sede principale) -... Leggi tutto
4-7-2018 17:12

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