Per la Commissione gli “heavy streamers” dovranno contribuire allo sviluppo delle infrastrutture fisse e mobili.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 31-01-2023]
Se n'era già parlato nel corso dell'anno passato ma ora, stando a quanto segnala Bloomberg, la questione è tornata d'attualità: l'Unione Europea vuole ammodernare l'infrastruttura di Internet, e vuole che siano le grandi aziende tecnologiche a pagare.
Il ragionamento è in sé semplice: posto che giova a tutti un'infrastruttura che consenta di avere velocità superiore e maggiore affidabilità delle connessioni, chi dovrebbe sostenere la spesa dell'ammodernamento di quanto già esiste e della costruzione dei nuovi apparati? Chi più li usa e li userà.
Nella fattispecie, la UE vorrebbe che a contribuire - ancora è presto per dire in quale forma - siano i cosiddetti heavy streamer, ossia quelle grandi aziende che con i loro servizi causano la maggior parte del traffico della Rete: Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), Alphabet (Google, YouTube), Apple, Amazon, Microsoft e Netflix che, secondo dati dello scorso maggio, insieme hanno generato oltre il 56% del traffico globale nel 2021.
La proposta è sostenuta dall'ETNO, l'associazione degli operatori europei delle telecomunicazioni, la quale già nel 2022 faceva notare che «Gli operatori di rete hanno investito oltre 500 miliardi di euro negli ultimi 10 anni nello sviluppo delle reti fisse e mobili in Europa» e si chiedeva: «Davvero tutti hanno contribuito quanto dovrebbero?».
Il documento che contiene l'idea di ottenere un contributo (possibilmente fisso e annuale, valutato lo scorso anno in 20 miliardi di euro complessivi) dai grandi nomi di Internet, e cui fa riferimento Bloomberg, è al momento soltanto una bozza e non è nemmeno arrivato allo stadio di "proposta", ma sembra in linea con l'atteggiamento della UE nei confronti delle aziende tecnologiche, quelle già identificate come gatekeeper e sospettate di ostacolare, con il loro comportamento, proprio quello sviluppo tecnologico cui devono il loro successo.
Per venire a capo della questione, la Commissione al momento sta conducendo una fase di consultazione con i maggiori soggetti del settore e con gli enti che lo regolano, tra cui il BEREC, che si occupa di regolamentare le comunicazioni elettroniche in Europa.
Proprio il BEREC lo scorso ottobre aveva però fatto notare come «non ci fossero prove» del fatto che costringere aziende come Netflix o YouTube a contribuire ai bilanci degli operatori di rete sia una buona idea, poiché ciò potrebbe in realtà «causare danni importati all'ecosistema di Internet».
Nessuno nega, d'altra parte, che il quantitativo di dati scambiati sulla Rete sia in continuo aumento e che non si preveda un calo; anzi, con lo sviluppo di «metaversi e mondi virtuali, il rapido spostamento verso il cloud e l'uso di tecnologie innovative online» la necessità di infrastrutture sempre più ampie e robuste non farà che aumentare.
La fase di consultazione aperta dalla Commissione durerà tre mesi; solo trascorso questo periodo si potrà avere un'idea più precisa della direzione in cui intenderà muoversi l'Unione Europea.
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