La norma che avrebbe dovuto proteggere i minori sta diventando una nuova censura.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-09-2016]
La senatrice del PD Elena Ferrara è quel che nel linguaggio della stampa parlamentare si dice una peone.
In altre parole, non è una VIP della politica ma una parlamentare di provincia, balzata - dopo essere stata sindaco di Oleggio, in provincia di Novara - agli scranni di Palazzo Madama.
Soprattutto, però, Elena Ferrara è un'insegnante di musica di scuola media, ed è stata l'insegnante di Carolina Picchio, una giovane ragazza che qualche anno fa si è suicidata dopo una vicenda analoga a quella di Tiziana Cantone.
La differenza tra i due casi sta nel fatto che Carolina era minorenne come anche i ragazzi che condivisero con i compagni alcune scene di sesso che ritraevano la ragazza.
La senatrice prese molto a cuore, personalmente, la vicenda, promuovendo molti dibattiti pubblici sul tema del cyberbullismo e arrivando a presentare un disegno di legge che puntava, oltre a rendere obbligatoria in tutte le scuole l'educazione all'uso dei social media, a diffondere nelle scuole una attenzione maggiore al problema con l'istituzione di figure responsabili fra gli insegnanti.
Tra gli obiettivi c'era poi l'introduzione della possibilità di rimuovere con celerità, su richiesta dei genitori di un minore, contenuti multimediali offensivi, come già avviene per il materiale pedopornografico.
Già al tempo in cui la proposta di legge prendeva forma molti commentatori autorevoli avevano sollevato un problema: una norma del genere poteva essere abusata, aprendo alla possibilità che qualcuno approfittasse di un'opinione pubblica sconvolta da un fatto di cronaca - come quello di questi giorni - per apportare un nuovo giro di vite contro la libertà di espressione online.
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La senatrice Ferrara molto cortesemente aveva risposto sempre, con un'attenzione apprezzabile alle critiche, che l'intenzione non era reprimere ma unicamente tutelare i più' deboli.
Oggi, però, la stessa senatrice Ferrara potrebbe essere costretta a disconoscere quello che potrebbe essere il testo finale della legge sul cyberbullismo: nell'ultima formulazione, infatti, la proposta consente a ogni adulto, senza passare dalla decisione di un giudice, di chiedere la rimozione dal web di ogni contenuto che giudichi diffamatorio nei propri confronti.
Per evitare che venga approvata una legge completamente snaturata rispetto all'idea iniziale, in questi giorni è apparso in Rete e sui giornali un appello promosso dal padre di Carolina Picchio, il quale teme anch'egli che la legge stia perdendo di vista il suo obiettivo primario, ossia la difesa dei minori, per trasformarsi in un generico e pericoloso bavaglio al web.
L'intera vicenda e la soluzione cui si sta approdando è certamente insostenibile sul piano costituzionale e ci fa dubitare fortemente della volontà di questo Parlamento, al di là di ogni legittima differenza di valutazione politica, di garantire davvero la libertà di tutti.
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