Le biblioteche, accanto ad informazioni che sono totalmente pubbliche, a cominciare di cataloghi di libri, periodici ecc., ne gestiscono altre che invece coinvolgono in modo non trascurabile i problemi di riservatezza: si tratta delle informazioni riguardanti i servizi al pubblico, e quindi l'uso che gli utenti fanno della biblioteca: prestiti locali e interbibliotecari ed eventualmente, a seconda di come la biblioteca è organizzata, anche altre, come presenze e letture in sede, richieste di informazioni bibliografiche, ricerche sui cataloghi e altre fonti informative.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-12-2002]
La violazione della riservatezza di tali informazioni potrebbe permettere di ricostruire parte significativa delle abitudini culturali degli utenti della biblioteca, soprattutto di quelli abituali, e quindi di ricostruire in modo più o meno preciso le idee, le convinzioni e le tendenze degli interessati.
Questo è ancora più valido se si pensa alla possibilità di incrociare dati sull'uso che uno stesso utente fa di diverse biblioteche. D'altra parte, si deve riconoscere che i sistemi informatici, che pure forniscono enormi vantaggi, rendono anche molto più facili questi abusi, sopratutto con l'avvento delle reti, dei sistemi distribuiti e di tecnologie informatiche come le smartcard che facilitano il tracciamento del comportamento delle persone anche tra contesti diversi ed eterogenei.
Al contesto tecnologico si associa quello sociale: nel momento presente sembra che lo "spirito del tempo" sia a favore del controllo piuttosto che della privacy (ed è poi da vedere se allo scopo di contrastare il terrorismo oppure l'opposizione alla ideologia del mercato).
Una causa di questo fatto può essere la mancanza di una tradizione di attenzione alla sicurezza dei sistemi informatici, a sua volta legata - bisogna riconoscere - alla scarsissima casistica di attacchi informatici alle biblioteche. Ma le cose possono cambiare, specialmente ora che c'è da un lato una pressione tecnologica verso una sempre più stretta integrazione dei sistemi informatici e dall'altro una pressione politico-sociale verso un sempre più stretto controllo delle comunicazioni: la combinazione di queste due tendenze può essere micidiale, e non c'è motivo di pensare che le biblioteche saranno sempre al sicuro dalle sue conseguenze.
Va quindi considerato preoccupante il fatto che la sicurezza informatica (e la crittografia in particolare) sia un oggetto sconosciuto anche per persone che per il resto hanno quanto meno una discreta familiarità con i mezzi informatici: una volta ho fatto notare ad una di queste persone che una password di quattro caratteri è debole, e mi sono sentito rispondere che non c'è problema, perché la password viene usata solo in associazione con lo userid, e quindi la sua lunghezza non importa, potrebbe benissimo essere di un solo carattere!
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1 - Quali informazioni trattano le biblioteche?
2 - Non solo la Legge 675
3 - Qualche principio fondamentale
4 - Applicazioni pratiche
5 - Protocolli zero-knowledge
6 - Ancora qualche problema
7 - Identificazione degli operatori
8 - Qualche risultato
9 - Bibliografia
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