La più grande azienda italiana di call center minaccia nuovi tagli, soprattutto a Roma e a Napoli.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-10-2016]
Nel maggio scorso, prima delle elezioni comunali a Roma e Napoli, il governo Renzi si era impegnato molto per evitare che la crisi di Almaviva, la più grande azienda di call center italiana, portasse a 3.000 licenziamenti.
A questo scopo nelle sedi di Roma e Napoli erano stati introdotti i contratti di solidarietà con riduzione dell'orario e dello stipendio del 35% (a Napoli) e del 45% (a Roma).
Ora Almaviva ha riaperto quella procedura di licenziamento che aveva ritirato a fine maggio scorso per 2.511 operatori di call center, di cui più di 1.600 nella sede romana e gli altri nella sede di Napoli.
Almaviva accusa il sindacato interno di non aver voluto sottoscrivere un accordo sul controllo a distanza dei lavoratori e i licenziamenti potrebbero essere uno strumento di pressione in questo senso.
Quello del controllo a distanza è uno strumento che, a parere di Almaviva, aumenterebbe la qualità della prestazione lavorativa ma che invece, secondo la nuova gestione di Tim, è bene accantonare definitivamente: a questa decisione i dirigenti sono giunti dopo aver riscontrato le forti resistenze di una parte del sindacato e dopo aver condotto un referendum fra i lavoratori, che hanno bocciato il controllo a distanza.
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Per Almaviva una delle cause delle forti perdite di ricavi che hanno portato a riaprire le procedure per i licenziamenti è il perdurare nella pubblica amministrazione di gare al massimo ribasso per i call center, dalle quali l'azienda resta penalizzata.
La situazione della sede palermitana sembrerebbe invece più tranquilla di quella delle sedi romane e napoletane: pare che sia stato scongiurato il rischio del trasferimento dei 145 operatori addetti alla ricezione delle segnalazioni di guasti per conto di Tim che Almaviva voleva trasferire da Palermo a Rende, in provincia di Cosenza, creando gravissimi problemi a lavoratori a basso reddito come questi.
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